La macchina del fango in versione estiva. Quarta puntata.
Imbarazzo al Quirinale per un'incresciosa vicenda coperta da segreto
di Stato. Da mesi sparivano dalle stanze del Quirinale tele, arazzi,
argenteria e oggetti preziosi.
Escluso che i ladri si potessero introdurre nella sede iper sorvegliata, perquisiti senza esito i corazzieri, fin nelle loro chiome, ingiustamente sospettato l'ex segretario generale del Quirinale Gifuni, furono collocate telecamere segrete all'insaputa di tutti.
Così si è scoperta l'amara verità. È apparso sul monitor il Presidente in persona guardarsi intorno e poi infilare sotto un telo da mare una coppia di candelabri papalini. Poi si è messo un paio di rayban scuri, una coppola con zazzera di capelli rossi incorporata, ed è uscito dalla porticina di servizio. Ha consegnato la refurtiva a due individui con cadenza napoletana, ricevendo in cambio una stecca di mille euro e poi li ha baciati in bocca, come Breznev.
Dalle indagini seguite, si è appreso che il presidente ha venduto la coppia di candelabri per saldare un debito di gioco. Il presidente si sarebbe giocato l'appannaggio e mezzo arredo del Quirinale alla morra e ora al burraco. Ridotto sul lastrico, pressato da sua moglie, ha pensato di vendere l'argenteria di Palazzo.
Scoperto sul fatto, ha detto che ha
donato i
candelabri ai nipoti di Mubarak, dimenticando che nel
frattempo il rais egiziano è stato deposto ed è sotto processo. In una
nota del Quirinale si precisa che la stecca non era di mille euro ma
solo di 970.
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