di Vilma Grimaldi Bartolini
Egregio dottor Lussana, ho letto con commozione il suo bellissimo articolo di martedì 20 marzo sulla Bellezza, sulla Liguria e, soprattutto, sull«Elogio del Pomodoro» di Pietro Citati, libro che sarà mia premura leggere.
A proposito dei «Pomodori», quelli con la P maiuscola, sono riandata col pensiero e nostalgia a tanti anni fa, allorto della casa di campagna dei miei nonni paterni nel Monferrato e poi di mio padre che, pur non essendo contadino, amava tanto la sua terra e quel pezzo di orto che, da quando era in pensione, curava con infinita passione coltivando con cura le verdure e i pomodori: quei succosi, enormi, screpolati, polposi, bitorzoluti, «bugnosi» pomodori e il loro profumo... che sento sempre nelle narici e quel gusto dolce e morbido che non si trova più nei pomodori di oggi che sembrano sempre più di plastica...
Pomodori che, appena colti e mangiati, magari con uno spicchio daglio, erano una gioia per il palato! Quando ero piccola li coglievo e li mangiavo così senza condimento, appena lavati sotto lacqua della pompa ed erano tante volte la mia merenda con una «grissia» di pane!
Dolci ricordi della «mia Itaca» e profumi di un tempo passato! Penso con amarezza al giorno in cui, forse, i nostri posteri si ciberanno con le pillole e non potranno godere delle cose buone e semplici che la natura ci elargisce (quando lo vogliamo).
Un plauso dunque al «pomodoro», la pianta del Sole!
Grazie di cuore per la sua sensibilità e cordiali saluti.
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