Quei cibi di carta che raccontano la storia d’Italia

Proclami, dazi, imballi, ma anche depliant, manifesti e locandine: da sempre la carta ha veicolato, promosso e raccontato la storia dell’alimentazione in Italia. Eppure raramente questi «fogli di uso comune», considerati a torto minori (e definiti non a caso dagli inglesi «efemera»), sono stati oggetto di una manifestazione ad hoc. A colmare la lacuna è il Comune di Gorgonzola (patria del formaggio) che da sabato ospiterà la mostra «Cibo di carta», basata sulla raccolta, unica nel suo genere, del collezionista milanese Michele Rapisarda (fino al 21 aprile a Palazzo Pirola di Gorgonzola, info: 02-9515698). Appassionato di arte e di grafica, Rapisarda, classe 1947, in quarant’anni ha raccolto oltre 11mila esemplari di carte: tessere, bandi, dazi, calmieri, carte intestate e da involto, illustrazioni di giornali e locandine che documentano tre secoli di storia d’Italia, dal ‘600 al ‘900, con un nucleo centrale di 3mila pezzi dedicati all’alimentazione. È da questa base che prende forma «Cibo di carta», realizzata in collaborazione con il Comune di Gorgonzola e il Sistema Bibliotecario Milano Est, e pensata dal curatore, Andrea Tomasetig, come prima tappa di un ciclo di mostre con tema il cibo, che sotto il profilo dei contenuti anticipano l’Expo 2015 coinvolgendo le istituzioni, le scuole e le biblioteche del sud-est milanese.
Il percorso espositivo, articolato per secoli, presenta 159 fogli distinti in 31 tipologie. Dal documento più antico, un dazio del 1630 per l’entrata di frutta e frumento nella città di Modena, a quello più moderno, una Domenica del Corriere del 1956 dedicata al banchetto degli sconfitti di «Lascia o raddoppia». In mezzo, le carte di artisti apprezzati, come Dudovich, Mussino, Mauzan, Boccasile, Jacovitti, Beltrame, Molino. Insieme ad altre anonime, ma comunque importanti per ricostruire il gusto, l’atmosfera di un’epoca. Come gli imballi di pasta per l’esportazione, che si diffondono con i primi flussi migratori di italiani all’estero; o le stampe delle prime conserve alimentari, che nascono in guerra come rifornimenti per gli eserciti (si va da una cartolina di fine ‘800 di carne di bue in scatola prodotta a Bologna, alla meravigliosa immagine, a forma di barattolo, che nel ‘56 pubblicizzava le conserve di funghi della Cirio). Tutte insieme, nel stretto rapporto tra testo e immagine, costituiscono un atlante iconografico della storia alimentare che in Italia ancora manca.
Si parte dal ‘600, con i primi bandi e proclami affissi sui muri con lo stemma delle casate, per proseguire nel ‘700, quando ai dazi e agli editti si affiancano le polizze di carico per il commercio in nave, con immagini di santi o di velieri. Con la Repubblica Cisalpina, sulle raffigurazioni religiose o araldiche si impongono le immagini «profane», come la «Libertà» rappresentata da una donna in abiti romani con lancia e berretto frigio. Più numerose le carte di ‘800-‘900, le prime distinte per attività: allevamento, agricoltura, botteghe artigiane, industria alimentare e commercio ambulante (i supermercati nasceranno a metà del ‘900); le seconde per genere alimentare: pane e polenta, pasta, carne, formaggio, latte, olio, vino e birra, vermouth, dolci e scatolame. Di secolo in secolo gli sviluppi della tecnica, dell’industria e del commercio moltiplicano le carte e le immagini a colori: dai primi cataloghi delle fabbriche alle carte intestate dei negozi, fino alle locandine illustrate dei prodotti o alle stampe per le Esposizioni Internazionali (tra queste, la cartolina sul padiglione dei fratelli Branca all’Expo di Milano del 1906). Una sezione a parte è dedicata al «Pranzo fuori casa», con i primi menu dei ristoranti e qualche curiosità in più, come la biada «pel cavallo» presentata in fondo al conto di un’osteria, o un pic-nic altoborghese di Ferragosto sopra le guglie del Duomo, immortalato dal Beltrame su una Domenica del Corriere del 1904. Poi il Ventennio, con le campagne del pane e del grano, le due guerre mondiali e la penuria alimentare, in cui si mettono a confronto le tessere annonarie per il razionamento alimentare con le vignette di Mussino, sul Corriere dei Piccoli, con protagonista un giovane contadino che sogna un abbondante raccolto di grano.

La mostra si chiude con la nascita del mezzo televisivo: da un’illustrazione del Molino di una famiglia immobilizzata davanti alla tv mentre la cena brucia sul fuoco (Domenica del Corriere, 1954) a una copertina del Vittorioso del ’55, a firma di Jacovitti, con in primo piano i parenti davanti allo schermo e, sullo sfondo, la tavola ribaltata con il vino che sgocciola sul pavimento. Il segno di un’altra era, in cui alla carta si sovrappongono le nuove immagini luminose del miracolo economico.

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