Quei comuni che spendono soldi per i ricorsi

Quei comuni che spendono soldi per i ricorsi

Lettera aperta al signor sindaco di Arenzano.
Caro Gambino, così non va... mi riferisco ai permessi a costruire delle tre villette a Punta S. Martino che la Provincia di Genova ha recentemente dichiarato illegittimi, avviando contestualmente una procedura di annullamento.
Abitando nella zona ed avendo interesse diretto all’area destinata all’iniziativa (la presenza di servitù attive del mio condominio oltre agli ulivi secolari) ho seguito l’iter dall’inizio... o almeno da quando sono venuto a conoscenza del progetto.
All’inizio del 2003 alcuni cittadini ivi residenti avevano segnalato al servizio urbanistico le varie problematiche esistenti nella zona interessata all’edificazione, invitando il responsabile ad esaminare gli atti con molta attenzione prima di rilasciare permessi... Questo invito non è stato recepito: nel settembre 2003 viene rilasciato il primo permesso a costruire.
Il costante monitoraggio dello sviluppo delle costruzioni, nell’agosto 2004, ha portato a chiedere una «visita al cantiere»: la visita ha fatto rilevare notevoli difformità, costringendo l’ufficio ad emettere un’ordinanza di chiusura del cantiere, durata poi 8 mesi!
Nel frattempo è stato chiesto con insistenza all’ufficio di svolgere una verifica sulla esatta posizione dei terreni: a questa verifica è stato invitato... il proprietario-costruttore e l’ufficio ne ha riconosciuto l’esattezza rispondendo: «i rilievi sono stati eseguiti con metodi ritenuti corretti e nei limiti di tolleranza tecnica...». Ad inizio 2005 è stato formato un comitato di cittadini che hanno presentato un esposto ad enti sovracomunali chiedendo loro di eseguire i controlli...
La pratica è stata oggetto di una interrogazione, discussa in C.C. il 28 febbraio 2005, e di una espressione di sentimenti proposta al C.C. del 7 novembre u.s. All’interrogazione di febbraio non desti risposte di merito, limitandoti a definire «molto gravi» le irregolarità evidenziate nell’interrogazione stessa ed anzi, invitando il consigliere interrogante a fornire elementi di prova su quanto denunciato, senza tuttavia preoccuparti di far verificare la correttezza degli atti amministrativi di riferimento... anzi a fine giugno 2005 il tuo ufficio ha ritenuto lecito rilasciare un nuovo «permesso a costruire in sanatoria» limitandosi ad infliggere una multa di 64.000 euro, ma senza attendere la scadenza dei termini in cui la Provincia aveva facoltà di esprimersi...
Nella seduta di Consiglio di lunedì scorso hai sostenuto di essere impreparato sulla pratica in quanto si trattava di «fulmine a ciel sereno»!
Fulmine a ciel sereno? Ma quale fulmine a ciel sereno... tuonava da tre anni! La tua conclusione è anche peggiore del male stesso: «difenderò il mio capo servizio e quindi l’atto amministrativo... ho già incaricato il legale del Comune!» Mi chiedo come si faccia, di fronte ad una irregolarità amministrativa così grave ed evidente, ad assumere un legale a spese dei cittadini!
Sindaco, mi hai proprio deluso.
Cordialmente,


Caro Ponziano,
non voglio entrare nel merito delle critiche che lei muove al sindaco Gambino per la semplicissima ragione che le stesse nascono da problemi tecnico-amministrativi che meriterebbero di essere approfonditi prima di esprimere un qualunque giudizio.
Tuttavia, a prescindere dal fatto contingente e da quella che sarà la risposta del sindaco Gambino, c’è da dire che troppe volte le civiche amministrazioni si comportano in modo tale da ignorare il parere degli amministrati. Regolamenti alla mano, e giocando su norme che permettono una certa libertà d’azione, quando le giunte si pongono precisi obiettivi da raggiungere spesso e volentieri vanno avanti per la loro strada facendo finta di non dover rispondere a nessuno di quanto fanno.
Guardi il Comune di Genova, tanto per fare un esempio. Un bel giorno a Palazzo Tursi decidono che gli immigrati possono esercitare il diritto di voto, e quindi partecipare alle elezioni amministrative, anche se la concessione di tale diritto è appannaggio dello Stato (vedi la Costituzione) e non certamente di un singolo Comune. Nessuna sorpresa, dunque, quando, puntuali, arrivano i giudizi del Consiglio dei ministri che, su parere del Consiglio di Stato boccia l’iniziativa, e poi del Tribunale amministrativo regionale che, rispondendo ad una istanza di An, la rigetta.
E che fanno Pericu e compagni? Desistono, forse? Ma neanche per idea: invece insistono e presentano un ulteriore ricorso al Tar ribadendo la loro tesi.

Una domanda: che il Comune abbia fatto un sondaggio tra i genovesi e questi gli abbiano dato il mandato di comportarsi in questo modo? Ovviamente no. Solo che perseguire un certo fine politico, secondo loro, giustifica qualsiasi cosa. Non sarà una bella morale, me ne rendo conto, ma è così che funzionano le cose. E al cittadino non restano che le vie legali.
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