Quei dividendi a rischio nella battaglia per Edison

Quei dividendi a rischio nella battaglia per Edison

Sembra la scena di un film, fino all’ultimo. Chi la definisce una soap opera (il Pdl) chi una comica (i rappresentanti del fondo F2i). C’è la fotocopiatrice in sala che si inceppa, la pagina 6 «fantasma» che doveva essere nella busta. Finale del pasticcio sulla gara Sea iniziato una settimana fa. Ieri al Palazzo della Ragioneria il direttore generale del Comune, Davide Corritore, ha aperto anche la seconda la busta per l’acquisto del 29,75 per cento degli aeroporti, quella presentata dal fondo indiano Srei con un ritardo di dieci minuti e pertanto esclusa. Con una coda di insinuazioni, sospetti, il rischio che Palazzo Marino potesse perdere 40 milioni di euro per un ritardo circondato dal giallo. L’indiano venerdì scorso aveva fatto mettere a verbale che si trovava nel palazzo già 5 minuti prima dell’ora x. E il nome della funzionaria (Annamaria Rimoldi) che gli «aveva confermato che era tutto in regola». Ma da ieri è tornata a sorridere visto che la lettura dell’offerta ha tolto ogni dubbio: anche se fosse arrivata in tempo, sarebbe stata comunque respinta. Diverse le condizioni che la rendevano irricevibile: intanto, mancava il deposito cauzionale da 5 milioni di euro. «L’azienda è riluttante, preferisce piuttosto alzare l’investimento iniziale» riferisce il procuratore legale Vinod Sahai. Ma il bando era chiaro. E il documento condiziona l’acquisto alla maggioranza nel cda compresa la nomina di direttore generale, finanziario e operativo, alla costruzione di una road map che porti in 4 anni Srei ad ottenere il 51% della società o in alternativa alla vendita del proprio pacchetto azionario. Ancora: la riduzione del prezzo di acquisto, fissato in effetti a 425 milioni di euro (la cifra 420 era stata corretta a penna e aumentata la mattina stessa) ridotto in caso di mancato raggiungimento dei risultati da parte della società, anche compensato con la cessione di quote da parte del Comune. I 425 milioni? Pagamento cash.
Il dg Corritore apre la busta alle 12.10. I fogli nel plico vanno duplicati ma la macchina fotocopiatrice si inceppa, ci provano i funzionari, arrivano i commessi, passa un altro quarto d’ora prima che inizi la lettura. Vinod Sahai assiste in prima fila. E lui e l’advisor Franceschini che lo accompagna saltano sulla sedia quando Corritore finisce di descrivere l’offerta. «Manca la pagina 6», portano il dossier sul tavolo ma fa testo solo la documentazione sigillata nella busta. «Non cambiava il prezzo e le condizioni, c’erano i progetti per internazionalizzare Sea», la partnership con lo scalo gestito da Srei a Delhi. Ma non è più tempo per le polemiche, visto che ha rinunciato anche al ricorso, «forse nella fretta avrò dimenticato quella mattina di metterlo nella busta». Piuttosto, insiste a voce ed è scritta chiara nell’offerta le «limitate informazioni disponibili in inglese nel bando, non abbiamo trovato simili difficoltà in altre gare internazionali, l’acquisto della Serravalle lo avevamo scartato anche perchè non capivamo bene cosa offrire». Sottinteso, sembrava che il Comune non volesse attirare troppa attenzione internazionale. Tant’è, è rimasta in casa visto che ha comprato un terzo degli aeroporti il fondo italiano di Vito Gamberale.

E a pochi giorni dalla firma, spuntano già alcune condizioni non espresse nell’offerta, come gli incentivi ai manager per il raggiungimento dei risultati e i dubbi sul prezzo stimato da Kpmg. Il capogruppo Pdl Carlo Masseroli continua a definirla «una farsa» e «visto che è tutto poco chiaro dall’inizio, chiediamo una commissione di inchiesta interna».

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