Questa è una storia che meriterebbe un film. Chissà perché mi ricorda quei racconti veri, tipo «Fuga per la vittoria» dove, la squadra, pur di vincere la partita dell'onore, perde quella della vita.
Per fortuna qui nessuno perde la vita, o meglio nessuno la perde in questo specifico caso, perché, trattandosi della Striscia di Gaza, la morte aleggia a ogni ora del giorno e della notte, non conoscendo soste neppure durante i giorni di festa. È appunto durante uno di questi giorni, che Nidal Bargouthil, figlio del proprietario del piccolo giardino zoologico di Gaza, attende i bambini della Striscia, che, insegnanti e genitori accompagnano a vedere le zebre, i meravigliosi cavalli selvatici delle savane d'Africa.
Impossibile vederli in Palestina, luogo non idoneo alla loro sopravvivenza e non solo per motivi etologici o geografici, ma anche perché la guerra le ha decimate, assieme agli altri ospiti dello zoo. Ma questo bambini e genitori non lo sanno e, la mattina della festa di Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadan, salgono felici e spensierati sulle corriere per andare a vedere, dal vivo, quegli strani ed elegantissimi animali che solo un abile pittore può avere disegnato, con quelle strisce larghe o sottili, a seconda della zona corporea, ma tutte di uno sfavillante bianco e nero.
Pochi animali selvatici sono popolari presso i bambini, quanto le zebre che imperano a riconoscere sui libri dedicati ai loro, proprio in virtù di quelle bande bianche e nere che le rendono uniche e inconfondibili nel regno animale. Nel frattempo, mentre i visitatori salgono sui mezzi di trasporto, nel piccolo zoo di Gaza qualcuno si gratta furiosamente la testa. È il proprietario, Imad Quasem, che contempla i recinti vuoti e non solo quelli delle zebre. Sono rimasti alcuni cani e pochi gatti da quando, lo scorso gennaio, il conflitto bellico con Israele ha decimato tutti gli animali ospiti, comprese le due zebre. Su 200 animali che c'erano, ne rimangono infatti 25, la maggior parte appunto cani e gatti.
Che delusione proveranno questi bambini, venuti apposta per vedere i cavalli bianchi e neri? Quale altra ombra d'infelicità oscurerà i loro volti, quale velo di malinconia turberà, all'arrivo e al ritorno, quegli occhi innocenti, figli della guerra?
Il figlio di Imad, non si perde d'animo. Non può fare arrivare altre zebre a causa dell'embargo, dovuto al conflitto. Qualcuno gli ha offerto un esemplare per 40.000 dollari. Una cifra folle, a Gaza. Ecco allora che si accende la lampadina. Nei recinti, assieme ai cani e i gatti, sono rimasti due asini. In fin dei conti si tratta di equini, non poi così diversi da piccoli cavalli. O da piccole zebre naturalmente. Preso un rasoio il giovane si mette, di buona lena, a rasare delicatamente i due asini e disegna delle strisce bianche e nere che rendono gli animali quasi identici alle zebre.
«Volevamo solo portare allegria e gioia ai bambini che sono venuti a visitare lo zoo durante la festa dell' Eid al-Fitr» ha spiegato il ragazzo «non volevamo subissero più di quanto già il conflitto bellico gli riserva ogni giorno». E così i bambini di Gaza hanno ammirato le «zebre» contraffatte, mentre genitori e insegnanti stavano al gioco del giovane e parlavano ai loro bambini della potenza, della velocità, della resistenza e del coraggio che le zebre mostrano nella savana quando incontrano il leone o il ghepardo che le insegue. E i bambini sgranavano gli occhi, come al racconto di una fiaba. Ora la storia è arrivata all'orecchio di Gan Zvi Bar, sindaco di Ramat (Tel Aviv), il quale ha invitato i locali responsabili del parco safari a spedire due zebre «vere» presso il piccolo zoo di Gaza.
Un gesto generoso che è ora al vaglio delle autorità veterinarie, ma soprattutto dal ministero della Difesa israeliano, nonché dai dirigenti di Hamas.
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