Quei favori al pg che inquisì Speciale

Il sospetto degli inquirenti è che ci sia uno scambio di favori tra l’imprenditore e il politico. Il primo è Mattia Fella, titolare della società «Visetur» e fornitore dei servizi di «business travel» al ministero dell’Ambiente. Il politico, appunto, è l’ex titolare di quel dicastero, Alfonso Pecoraro Scanio, esponente di spicco dei Verdi. L’informativa dei carabinieri si apre con l’interrogatorio di Renato Mazzocchi, capo della segreteria dell’allora ministro. Da Mazzocchi gli inquirenti vogliono conferme sull’ipotesi che Pecoraro volesse «saldare» il conto di una serie di voli privati e altri servizi richiesti a Fella e utilizzati privatamente, concedendo in cambio, come risarcimento alla Visetur (di Fella) contratti e convenzioni con il ministero e con l’Apat, l’agenzia per l’Ambiente.
Mazzocchi: «...doveva essere, questa convenzione con l’Apat, a risarcimento di questo debito creato, di questo saldo, di questi elicotteri mai pagati». Pm: «La prospettiva sarebbe stata quella non per il Pecoraro di metter mano al portafogli e di pagarli personalmente, ma piuttosto quella di far ottenere a Fella – diciamo così – una forma di recupero alternativo attraverso una convenzione, la stipulazione di un contratto». M: «Era un contentino, una stanza di compensazione: “a fronte di un lavoro io ti do tot, e prendilo come risarcimento per il debito creato”». Pm: «Il mio debito personale, però». M: «Personale».
«USA L’ELICOTTERO PURE

PER FA’ ROMA-NAPOLI»
La vicenda riguardava in pratica un «contenzioso» aperto tra Fella e Pecoraro. Il primo aveva fatto viaggiare più volte il ministro con «comodi» voli privati. E a un certo punto, visto che nessuno all’Ambiente si era preoccupato di saldare il dovuto, aveva presentato il conto direttamente al ministro: 120mila euro. Per spiegare come funzionava il sistema, i carabinieri riportano l’intercettazione di una chiacchierata tra Mazzocchi e Luciana della segreteria del ministero «nella quale commentano l’atteggiamento del Fella che – caduto il governo – dopo quasi due anni di spese sostenute per le esigenze personali del ministro, si presenta per chiedere il conto. Viene ribadito – continuano i carabinieri – che sarebbe stata stipulata una convenzione a favore della Visetur da parte del ministero, ovvero dell’Apat, per l’affidamento alla stessa società di un adeguato numero di ore di elicottero per un importo corrispondente alle spese sostenute da Fella nell’interesse personale del ministro».
Mazzocchi: «Usa l’elicottero pure per fa’ Napoli-Roma». Luciana: «Ecco. Allora dico, ma pensi che non so...». M: «Guarda, sarà dimagrito dieci chili ieri quando Mattia gli ha portato il conto. Lui tutto s’aspettava tranne che...». L: «Ma chi lo paga sto conto?». M: «E non l’hai capito? Quando s’è visto arrivare il conto a lui personalmente, dice “ah, be’, allora qui bisogna fare un bel contratto con l’Apat”».
Il dettaglio, osserva l’informativa, viene confermato da altre intercettazioni. In una, per esempio, tra lo stesso Fella e il suo socio Cosimo Ventruti, nella quale quest’ultimo conferma di aver saputo che il ministro sta dando indicazioni perché la convenzione vada in porto. Ventruti: «Ieri sono stato con Alfonso (...) l’ho lasciato alle 8 perché doveva incontrarsi con la Francescato (...) e questa settimana praticamente Alessandro e Giancarlo (Nardi e Viglione, rispettivamente componente e presidente del Cda di Apat, ndr) hanno avuto praticamente l’ordine (ride) di fare questa cosa qua da... elicotteri». Fella: «Tu dici che la faranno?». V: «Alfonso gli ha proprio detto “Sì, la dovete fare”». Fella però è scettico. Il debito cresce, e non è stata mai saldata nemmeno la fattura per l’organizzazione dell’accoglienza, curata dalla Visetur, per gli ospiti di un convegno sull’ambiente di qualche mese prima. F: «Ma manco la fattura quella del congresso...». V: «Anche la fattura gli ho detto... per favore fammi pagare sta fattura perché mi hai rotto il caz...». F: «Cioè avranno fatto impicci, imbrogli con tutti, e a noi manco le cose che abbiamo fatto ci pagano».
VOLO PRIVATO

PER MONTECARLO
Il 15 febbraio del 2008, mentre la Visetur è in attesa della famosa convenzione, Fella ha l’occasione per «vendicarsi». Quando il segretario di Pecoraro Scanio, Giuseppe Di Duca, lo chiama per chiedergli di risolvere un «problema logistico» che riguarda un viaggio del ministro.
Di Duca: «Senti, Alfonso dovrebbe partecipare il giorno 21... quindi partire la sera del 20 per Montecarlo, ma per poter essere lì a un orario utile non ci sono voli che gli consentano di arrivare a un orario decente. Lui ha una riunione alle cinque (...) tra cambiamenti e quant’altro, gli servirebbe un volo Roma-Nizza». Fella: «Un volo privato oppure di linea?». DD: «No, privato... di linea ho fatto tutte le verifiche, c’è alle 17.15 ma per lui è impossibile prendere quel volo». F: «Ma deve stare un giorno, quando deve stare?». DD: «Deve essere a Montecarlo la mattina del 21, quindi la sera del 20 massimo dev’essere in hotel». F: «E non può fare tutto in un giorno?». DD: «No...». F: «Perché sennò potevamo fare con un elicottero che lo portava lì la mattina, lo aspettava e poi se ne tornava». Ma Fella, appena chiude la conversazione con Di Duca, chiama il socio Ventruti. F: «M’hanno chiamato per chiedere l’elicottero per il ministro». Ventruti: «Ah, ah». F: «Sarà la prima volta che dovrò dirgli di no, diglielo a Viglione. È Giuseppe, il segretario, perché deve andare a Montecarlo, di qua, di là, ma io a sto punto se non ho il contratto firmato gli dico di no». V: «Mo’ chiamo subito Alessandro (Nardi, ndr)».
A quel punto Nardi e Viglione, vertici dell’Apat, intercettati, mostrano insofferenza verso l’idea di farsi carico, con la convenzione-«imbroglio» (così la definisce Viglione), dei debiti del ministro verso Fella.
«E IL SUO MAGGIORDOMO

ORA PRENOTA PER NIZZA...»

Nardi: «Il signorino ha fatto ordinare dal (...), il maggiordomo (...) che prende il (...), fa anche rima, un elicottero per andare a Nizza (...). Dall’altra parte, Fella ha chiamato Ventruti: “questo scherzo ci costa più di 10-12mila euro. Quindi o Alfonso ci fa fare qualcosa o io non lo metto proprio in mezzo questo elicottero”». Viglione capisce l’antifona e mette le mani avanti: «Io, Giancarlo Viglione, in mezzo agli imbrogli non c’è (...) non mettete in mezzo l’Apat perché Viglione le cose non le fa».
«NON METTE MANO

AL PORTAFOGLI»

Ancora Mazzocchi, interrogato da Woodcock, racconta di come gli elicotteri «venivano addebitati personalmente sul conto del ministro», ma che Pecoraro non li pagava, tanto che Fella «si lamentava che questi elicotteri non erano mai stati pagati da nessuno (...). Il ministro Pecoraro non mette mano facilmente al portafoglio... c’è questa nomea, non solo nomea, ma è verificato personalmente da me in qualità di segretario particolare, sia per le piccole spese quali il pagamento di un caffè, e in questo caso anche per le grandi spese, il pagamento degli elicotteri utilizzati da lui».
I carabinieri raccontano poi di un presunto affare immobiliare che riguarda l’ex ministro e Fella. Sul lago di Bolsena. «Aderendo e sostenendo un progetto del ministro, Fella provvede ad acquistare 18 ettari a Grotte di Castro (Vt) per porre in essere una speculazione edilizia per realizzare un complesso residenziale con eliporto e ville per civile abitazione dichiarandole falsamente come ricoveri per attrezzi agricoli». Le indagini portano a interrogare Leonardo Ercoli, uno studente universitario al quale l’ex ministro, dopo averlo conosciuto a un convegno, aveva affidato il compito di contattare i proprietari di quei terreni.
LA «SPECULAZIONE EDILIZIA»

DEL LEADER AMBIENTALISTA
Pm: «Sono suoli edificabili?». Ercoli: «No, è tutta zona agricola». Pm: «Come si fa a costruire su una zona agricola?»: E: «Il colono fa una casa, si chiama ricovero per attrezzi agricoli, e poi la condona con il tempo. A Bolsena hanno fatto tutti così». Pm: «Il ministro voleva fare la casa in quest’ottica?». E: «In quest’ottica, sì, perché effettivamente è una zona bella». (...) Pm: «Il ministro non ha manifestato perplessità che era un po’ brutto il fatto di costruirsi una casa come ricovero attrezzi e poi di farsi il condono?». E: «Inizialmente no (...) ora mi sembra che il ministro si è tirato indietro e non vuole più questa casa». Pm: «Lei ha notato questo voltagabbana?». E: «Certo, sicuro». Pm: «Ma il ministro diceva “sarebbe bello farmi questa casa” all’inizio?». E: «All’inizio voleva farla, certo, diceva “sarebbe bello, una bella zona”. Poi è tornato indietro, e ha detto “io non c’entro niente con questa cosa”». Il pm ritiene che la retromarcia di Pecoraro sia dovuta alle prime indiscrezioni sulle indagini in corso. Ercoli racconta anche che «un giorno, se vuole la verità, sono venuti insieme a Bolsena, Fella e il ministro, con l’elicottero, e mi hanno chiamato e detto “siamo qui, possiamo vedere i terreni?”. Siamo andati a vederli e da lì è cominciata questa compravendita». Woodcock chiede ancora conto del «trucchetto» del capanno agricolo per aggirare la non edificabilità dei terreni, Ercoli replica «non volevo mica la villa di Oxford», ma il pm ribatte: «Ma se addirittura c’è una telefonata in cui Pecoraro Scanio voleva l’elisuperficie». Ercoli: «Voleva anche l’elisuperficie, sì». Pm: «Mi faccia, capire, voleva l’elisuperficie sulla casetta degli attrezzi?». E: «Ascolti, questa cosa parte così: dovevano fare una struttura ricettiva, un agriturismo, una cosa di 30 camere più o meno, con piscina, 4-5 casette, e un’elisuperficie che avrebbe probabilmente trasportato il ministro da Roma fino a lì». Il pm vuol probabilmente capire se Pecoraro voleva davvero la casa per sé, così domanda: «Nelle due occasioni in cui Alfonso Pecoraro Scanio è venuto su quei terreni diceva non so, “la mia casa la vorrei qua, la vorrei lì, guarda che bella esposizione...”?». Ercoli: «Sì. Con l’esposizione sì, si era un po’ individuato (...) inizialmente era un pezzo alto... si vede tutto il lago».
IL TELEFONINO DEL MINISTRO

E LA BOLLETTA MISTERIOSA
«Altra vicenda rilevante e sintomatica dei meccanismi di dare-avere a cui partecipava il ministro Pecoraro Scanio e della utilizzazione della funzione pubblica per il sostegno di spese e di interessi privati – osservano i carabinieri del Noe – è quella relativa all’uso dei telefonini cellulari da parte del ministro e di altri appartenenti al partito dei Verdi». In pratica Woodcock scopre che alcuni cellulari, tra cui uno in uso al ministro, dal 2003 vengono pagati prima da una cooperativa editoriale vicina ai Verdi e poi da un’altra società editrice privata, la «undicidue», che pubblica «Notizie Verdi», organo del partito. E così il pm chiama Carlo Pangia, l’editore, e gli chiede spiegazioni. Pm: «Può darsi che lei non se ne sia reso conto, può darsi che siano mesi che paga le bollette di Pecoraro senza neanche saperlo». Pangia: «Senza saperlo. È possibile» (...). Pm: «Certo, se uno caccia un migliaio di euro di telefono, insomma, nel corso di un anno, due, tre, sette, otto, nove mesi, insomma, Agnelli non se ne sarebbe accorto, bontà sua, però voglio dire, magari...». Pangia a quel punto ricostruisce e ricorda di aver «ereditato» il compito del pagamento di quelle utenze da un’altra società editrice, il cui titolare «non aveva più la possibilità di sostenerne il costo», 7-800 euro a bimestre per la sola sim di Pecoraro. E perché comincia a pagarla Pangia? «Una gentilezza nei riguardi di una persona con cui ho dei rapporti», spiega l’editore al pm, escludendo che gliel’abbia chiesto lo stesso ministro. Ed escludendo di aver avuto in cambio prebende. Il pm sbotta: «Quindi mi sono imbattuto in una serie di benefattori unici. Si pagano 7-800 euro a bimestre per il telefono del ministro pur non avendo con lui nessun rapporto imprenditoriale. Cioè uno si è alzato la mattina e ha improvvisamente deciso di pagare (...) è una cosa un po’ strana a credersi che un cristiano per 3-4 anni si paga una bolletta di 7-800 euro a bimestre così, gratis et amore dei, senza alcuna forma di ritorno... insomma...».

Poi salta fuori che la società di Pangia ha avuto una commessa con il ministero dell’Ambiente per una serie di pubblicazioni, per circa 100mila euro, e il pm commenta: «È una combinazione strana il fatto che lei ha una commessa di 100mila euro, guardacaso con il ministero dell’Ambiente, sulla base tra l’altro neanche di un appalto, di una gara, ma di una licitazione con preventivo, e poi decide di accollarsi 7-800 euro a bimestre del ministro Pecoraro».

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