Quei gesti diventati gestacci in battaglia

Caro Granzotto, a quanto leggo, nel corso di un incontro con i suoi assistiti e riferendosi a quanti lo misero in croce accusandolo di pedofilia, il combattivo don Gelmini si è esibito nel «gesto dell’ombrello». Non giudico l’atto: don Gelmini avrà avuto le sue buone ragioni, ma quello che vorrei sapere da lei è da dove ha origine il «gesto dell’ombrello» e se è fatto anche in altre nazioni.


Il «gesto dell’ombrello», detto anche «far manichetta», è praticato solo da noi e dai francesi, che lo chiamano pomposamente Bras d'honneur (braccio d’onore). Pare, dico pare, che l’equivalente nella cultura anglosassone sia l’alzare il dito medio (in inglese The finger, ma anche Bird, Highway salute, Concert C e Flipping/flicking someone off), insulto gestuale che sta diventando di moda, trendy, fra la nostra gagliarda società civile e politica e non c’è da stupirsene: abbiamo adottato quella frescaccia di Halloween, figuriamoci se ci facevamo scappare, dopo il «Dammi un cinque», quella roba lì. In quanto all’origine di entrambi i gestacci, si brancola, o quasi, nel buio. Nel suo Gesti, la loro origine e distribuzione l’etologo Desmond Morris avanza l’ipotesi che «il dito», chiamiamolo così, tragga dal digitus infamis o digitus impudicus dell’antica Roma (rimandi nelle opere di Marziale e di Svetonio), ma questo smentirebbe la stretta parentela fra «il dito» e il «gesto dell’ombrello». Che viene confermata invece da un’altra ipotesi, quella che gode di maggior credito fra gli studiosi della gestualità.
Guerra dei Cent’anni: 25 ottobre 1415, battaglia di Azincourt. Come è noto, in quell’occasione gli inglesi si presentarono sul campo di battaglia armati dell’inedito longbow, l’arco lungo. Aggeggio del quale i francesi non avevano ancora (e dolorosamente) sperimentato la micidiale potenza: ritenendolo un arco punto e basta, sicuri di avere la meglio sul nemico, gli mostrarono il medio (e di qui «the finger»), mentre con l’altra mano facevano cenno di tagliarlo. In sostanza, irridevano gli inglesi promettendo loro, una volta fatti prigionieri dopo l’immancabile vittoria, di mozzargli il dito così da impedirgli, nel futuro, di tirar con l’arco (mo’, caro Baldelli, non mi chieda perché il medio. Quel che so è che gli archi antichi erano talmente rigidi che per tenderli servivano indice, medio e anulare). Qualche francese, più sbruffone del consueto, andò oltre esprimendo a gesti agli arcieri di Enrico V l’intenzione di recidere loro addirittura il braccio. E da qui il «gesto dell’ombrello» (inutile ch’io ricordi a lettori coltivati come quelli del Giornale che per i francesi di Carlo VI fu la débâcle: lasciarono sul campo oltre 10mila uomini contro i 500 caduti tra le file inglesi. Diavolo d’un longbow. Però bisogna aggiungere che quell’ottobre 1415 la Pulzella compiva tre anni.

A tredici cominciò a sentire «le voci» e a diciassette, oplà, espugnò Orleans lavando così l’onta di Azincourt).

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