Quei giornali di partito «costretti» a stampare copie destinate al macero

La legge sulla stampa sovvenziona i fogli politici in base alla tiratura, non alle vendite in edicola. Così «l’Unità» guadagna 6,5 milioni

da Roma

Le sovvenzioni pubbliche ai quotidiani e ai periodici organi di partito sono una costante della storia repubblicana. Ma quante copie vengano stampate e chi siano i lettori all’infuori di iscritti e tesserati (ammesso che i militanti siano ancora «fedeli alla linea») non sempre, anzi quasi mai, è chiaro.
L’unico dato certo del quale si sia in possesso è quello relativo all’Unità: tirature e vendite vengono costantemente monitorate da Accertamenti diffusione stampa, l’associazione partecipata tra gli altri dalla Federazione degli editori che si incarica di rilevare che cosa accade nelle edicole italiane. Ebbene, negli ultimi tre anni il quotidiano fondato da Antonio Gramsci e voce prima del Pci, poi del Pds e dei Ds e oggi del Pd ha tirato mediamente 126mila copie. La diffusione media l’anno scorso si è attestata a quota 52.700 copie e la resa media (le copie che tornano indietro; ndr) ha raggiunto le 73mila unità.
La crisi generale della carta stampata e la vicinanza all’impopolare governo Prodi hanno fatto sì che costantemente tornassero al mittente più copie di quelle vendute. Ebbene l’Unità, in quanto organo di partito, ha avuto accesso alle provvidenze dell’editoria percependo nel 2006 circa 6,5 milioni di euro, ovvero 12,6 miliardi delle vecchie lire.
Ma qual è la formula in base alla quale i contributi vengono erogati? È stata stabilita per legge, precisamente la numero 250 del 1990. Il comma 10 dell’articolo 3 prescrive che lo Stato devolva un importo pari al 40% dei costi risultanti dagli ultimi due bilanci (ammortamenti inclusi), non superiore a 2,5 miliardi di lire per i quotidiani e a 600 milioni per i periodici. La parte variabile dipende dalla tiratura giornaliera: entro le 30mila copie sono assicurati 500 milioni, poi ogni 10mila copie in più si ottiene qualche centinaio di milioni. Nel 1990, in base ai dati odierni, l’Unità avrebbe dovuto percepire circa 7 miliardi di lire. La differenza con il dato 2006 è attribuibile all’inflazione che negli ultimi diciassette anni ha comportato un aumento dell’80% circa dei prezzi e di conseguenza delle erogazioni.
Tenendo presenti questi dati si può quindi provare a calcolare quali dovrebbero essere le tirature medie degli altri organi di partito. La Padania della Lega per ottenere i suoi 4 milioni dovrebbe aver stampato circa 75mila copie. Grosso modo le stesse di Liberazione del Prc che ha incassato 3,7 milioni di contributi. Nello stesso range dovrebbe inserirsi anche il Foglio (3,8 milioni), mentre Europa della Margherita (3,6 milioni), il Secolo di An (3,1 milioni) e il Riformista (3,4 milioni grazie al Movimento per le Ragioni del socialismo) dovrebbero attestarsi tutti quanti tra le 40 e le 60mila copie giornaliere.
Al di sotto delle 30mila si dovrebbe mantenere Notizie Verdi del partito di Pecoraro Scanio che dando voce al Sole che ride porta a casa 2,7 milioni. Nel solco delle basse tirature, ovvero sempre al di sotto delle 30mila, dovrebbero inserirsi anche l’Opinione del Pli (1,9 milioni), Zukunft in Südtirol della Svp (765mila euro) e la Voce repubblicana del Pri (624mila euro).

Pure la Rinascita della sinistra, settimanale del Pdci di Diliberto, in virtù dei suoi 415mila euro non dovrebbe attestarsi al di sopra delle 10mila copie.
Ovviamente si tratta di una stima desunta dalle prescrizioni di legge. Legge che però non dice quanti siano i lettori. Che alcuni partiti e movimenti non siano più in Parlamento lo dicono le cronache.

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