In America lo hanno battezzato «Spamazon» e già la parola ha un che di porno. E, come per il porno, si tratta di puro business. A giugno scorso la Reuters aveva dato parziale notizia della vicenda, il magazine economico Fortune lha ripresa, con inediti dettagli, pochi giorni fa.
Alcuni clienti si sono recati su Amazon - il cui motore di ricerca interno è da sempre una delizia per chi vuole scegliere cosa leggere e acquistarlo in un batter docchio - e hanno digitato, spinti dalle classifiche o dal passaparola, autore o titolo di qualche recente bestseller. Solo che la query, a esempio, per The Girl with the Dragon Tattoo, cioè il titolo anglosassone di Uomini che odiano le donne, long seller di Stieg Larsson, dava tra i primissimi risultati una specie di gemello siamese, I am the Girl with the Dragon Tattoo, di tale Karen Peebles, misteriosa autrice di centinaia di libri con titoli piuttosto simili a quelli di centinaia di bestseller o di manuali ad alto potenziale di vendita, come quelli di cucina. E via così.
Chi cercava Thinking, Fast and Slow dello «psicologo della felicità» e premio Nobel Daniel Kahneman poteva capitare su Fast and Slow Thinking di un certo Karl Daniels. Chi voleva New Moon di Stephenie Meyer, secondo volume della saga Twilight, poteva incocciare, due righe più sotto, in un similare, ma altrettanto seducente, Twilight New Moon. Chi desiderava lottima biografia di Steve Jobs scritta da Walter Isaacson si vedeva allettato da Steve Jobs di Isaac Worthington. Allo stesso modo, il probabile acquirente del bestseller Cinquanta sfumature di grigio di E.L. James poteva ritrovarsi - per un attimo di disattenzione nel vaglio dei risultati - con Trentacinque sfumature di grigio di J.D. Lyte, acquistato e pagato, nel proprio ereader.
Un disastro. Si tratta di ebook confezionati (male) da faccendieri digitali che si sono inventati un nome fittizio con cui firmare di tutto, per poi pubblicarlo su Kindle Store. Il concetto di partenza è il Private Label Rights, per cui chiunque può definire da sé i diritti intellettuali di una propria opera, sebbene il PLR non preveda una tutela legale. Autonominarsi scrittore, editore o curatore diventa così tanto facile quanto copiare, incollare, pubblicare un ebook e guadagnarci su. Un certo Manuel Ortiz Braschi, prima che Amazon lo levasse dalla circolazione, è stato «autore» di tremila titoli, da La pittura su tela a 40 modi per prevenire le smagliature, oltre che sedicente curatore di edizioni digitali di Tolstoj, D.H. Lawrence e Georgette Heyer e, proprio in quanto curatore, beneficiario di royalties. La stessa Peebles ha confezionato con il suo e altri pseudonimi almeno diecimila ebook. Tempo fa circolava anche un software ad hoc: Autopilot Kindle Cash, che permetteva di «farsi» almeno 20 spam-ebook al giorno.
Cè pure chi fa marketing: noi stessi siamo incappati con sospetto in un tale Jacob Tudor Baruch, autore di Thinking, Fast & Furious, di una biografia di Caterina la Grande e addirittura di un Come scrivere e vendere ebook. Sul suo blog promozionale il signor Baruch si definisce autore di «una crescente libreria di titoli Kindle di qualità». Può darsi lo sia davvero, ma come saperlo prima dellacquisto dei suddetti titoli? E se poi nei suoi ebook a 3 dollari luno cè il copia-e-incolla da una manciata di voci Wikipedia? Se a sua volta il signor Baruch ha copiato da un altro fantomatico Baruch, che si fa?
Alcuni editori suggeriscono ai clienti di controllare i capitoli gratuiti che Amazon mette a disposizione, ma è inutile: se qualche editor digitale fittizio vende Anna Karenina mozzata di qualche capitolo, come accorgersene, se non si conosce già il romanzo? I controlli interni ad Amazon, umani o digitali, sono ancora scarsi: cè chi ha provato a caricare su Kindle Store un ebook dove per 700 pagine veniva ripetuta la frase «Questa è la canzone che non finisce mai». Dopo 24 ore era già in vendita. Per non parlare del danno ai veri professionisti della scrittura: Ernie Zelinski, autore di guide sul lavoro, ha avuto tre suoi titoli inviati sullo store di Kindle da un editore/curatore di nome Mingfeng Lai.
Il problema - rilevato da Fortune - è che è stata intercettata recentemente una gran quantità di spam-ebook confezionati usando Create Space, la piattaforma proprietaria di Amazon per produrre contenuti digitali. Un intreccio di interessi folle, considerando che Amazon ha una percentuale sulla vendita di ogni ebook, compresi quelli messi insieme con la fuffa.
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