(...) tra i laici cristiani anche la parte che si raccoglieva nell'alone progressista, che risaliva alla federazione universitaria, ai Laureati cattolici che ancora sono divisi in due associazioni (quella ufficiale e quella del circolo Piccapietra). Con Don Ferrera, don Marino, don Tubino ed altri per non parlare di don Balletto e don Farinella e don Gallo (quanti don..!) furono messi in gioco curiale e ufficiale dal Card. Canestri, che consultava persino i laici prima di scrivere brevi pastorali. Ma tutti poi di nuovo rifluirono fuori con Tettamanzi prima maniera, poi spostato al centro, con dialogo interreligioso e no global di sponda. Oggi vagano tra Santo Domingo, il ricchissimo Fidel Castro e Israele e altre marginali ma conclamate postazioni medianiche. Altri con illusione di indipendenza si sono collocati nella vasta area protetta della nuova sinistra borghese alta, media e piccola, che ama remunerare con allori laici il clero che non si occupa solo di embrioni e famiglia ma spazia nelle utopie planetarie di nuovo conio. Anche sul Cittadino solo don Tubino ha mostrato per Siri affetto senza privarsi della libertà di parlare di un postconcilio desertico e disastroso. Neppure c'era l'ala più radicale di quella popolazione che gremiva le piazze di Oregina, dopo la chiesa di San Camillo, del Carmine di don Gallo e la vasta e duratura polemica tra laicato adulto e visione clericale della comunità cristiana.
Ma di tutto ciò non si è neppure fatto un cenno nel vasto convegno. Io stesso fui tra protagonisti del più radicale dissenso cattolico di fronte alla curia di Siri, speravo in una critica e schietta riconciliazione, a partire dal Convegno. Avevo già visto dibattiti su volumi dedicati a don Guano e a don Costa, con una partecipazione dell'altra parte e solo di quella. Non ho neppure citato la risposta che la commissione diocesana ha dato alla antica polemica del contributo di Siri alla resa delle truppe tedesche e al fenomeno di preti incaricati riservatamente di traslocare all'estero persone implicate nei regimi crollati. Linguaggio incerto, riservato, del sì e del no, che lascia la Genova laica e la Genova curiale del tutto radicate nel loro opposti pregiudizi. Ma, mi dicevo, almeno con questo papa si dovrebbe trovare un avvio di incontro sul futuro della chiesa, che versa in declino biologico e spirituale, snervata da clericalismo senza nerbo di fede robusta e di adeguata preparazione filosofica e teologica e da un dialogo solo esterno, con culture e religioni fasulle... E allora c'è ancora molto da dire e fare perché le radici cristiane della città non deperiscano. Chiesa divisa in città divisa. È ora di cambiare, di far emergere un popolo, che non si riconosce solo nei salamelecchi tra le autorità sempre pronti a esibire un'unità di facciata. Si deve discutere dentro chiesa, partiti, associazioni prima che fuori dove il potere chiama alla spartizione. Si relativizza la Verità di Cristo in cambio delle false religioni, oppio dei popoli. E intanto si installano nicchie, logge, cordate, lobby, gli aloni servili di piccoli personaggi con le mani sui beni pubblici e sulle idee.
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