La richiesta del Times, che Berlusconi si dimetta, dopo la bocciatura del Lodo Alfano costituisce un attacco all’economia italiana di estrema gravità che interviene proprio mentre emergono dati da cui risulta che la nostra industria è in rilevante ripresa. E presenta, in agosto, assieme alla Francia, ma più di questa, miglioramenti superiori alla media dei Paesi dell’Ocse e a quella della eurozona. Dati che danno fastidio ai competitori che sono in difficoltà. Interrompendo il governo, si interromperebbe questa ripresa.
L’interferenza nella nostra politica ha suscitato la protesta formale dell’Italia. Il nostro ambasciatore a Londra ha fatto le rimostranze ufficiali per questa indebita presa di posizione del Times. Ma bisogna pur dire che c’era da aspettarsi che la stampa internazionale volesse approfittare di questa sentenza per fare illazioni negative a nostro danno. La Corte costituzionale avrebbe dovuto saperlo e avrebbe dovuto tenerne conto. Questo che io faccio non è un ragionamento politico ma un ragionamento che riguarda il tema di diritto costituzionale oggetto della sentenza.
La Corte, ribaltando un suo verdetto precedente, ha ritenuto che il Lodo Alfano violi l'articolo 3 della carta costituzionale che dice che tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge. Ovviamente ciò vuol dire che vanno trattati egualmente, quando si trovano nelle medesime situazioni. La Corte avrebbe dovuto tenere presente che il presidente del Consiglio ha un compito di guida del Paese che fa sì che, nel caso di un processo, la sua situazione sia diversa da quella del comune cittadino. Ora lo dice il Times, al punto di chiedere che lui si dimetta. Cosa inappropriata e molto più nociva del fatto che egli debba essere processato a Milano mentre deve governare l’Italia. Che sta uscendo dal tunnel della crisi anche grazie alla guida prudente del governo e alla fiducia che esso riscuote.
Il presidente della Confindustria, Emma Marcegaglia, non a caso, nel convegno di Salerno, organizzato da «Farefuturo», ha chiesto che ci sia stabilità di governo, affinché non si interrompa la ripresa. La Marcegaglia probabilmente aveva già a disposizione i risultati dell’inchiesta trimestrale di Bankitalia su 465 imprese sopra i 50 addetti del 22 settembre. Da essa si desume che ora gli ottimisti sono il 20% e i pessimisti il 14%, mentre il 66% non è né ottimista né pessimista. Un anno fa i pessimisti erano il 38% e gli ottimisti solo il 4%, mentre gli indifferenti erano il 58%. Ma soprattutto le imprese che nel triennio si attendono un miglioramento delle condizioni economiche adesso sono il 73,3%, mentre erano il 48% un anno fa. Questa prospettiva favorevole di medio termine implica la stabilità del governo e quindi la continuità e prevedibilità della politica economica. Ed è questa prospettiva che alcuni, in Italia, vorrebbero spezzare per propri fini di potere e denaro e di politica politicante. E le loro grida trovano eco sollecita nella stampa estera.
Un gioco al massacro che non si può accettare. E di fronte al quale il premier ha tutte le ragioni di ribellarsi, non solo per un mero fatto personale ma anche per il rischio di danni a carico della gran parte dei cittadini italiani, compresi gli elettori che hanno votato per il Pd, per Casini e per Di Pietro. La Marcegaglia sostiene che bisogna anche salvaguardare il capo dello Stato perché così tuteliamo anche l'Italia. Espressioni giuste considerando gli attacchi di Di Pietro al Colle. Per il resto rimane il fatto che Napolitano aveva firmato il lodo Alfano, ritenendolo costituzionale perché così aveva asserito la Corte costituzionale, che ora ha cambiato idea. E anche questa incertezza del diritto non contribuisce a dare dell'Italia un’immagine internazionale positiva.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.