Quei poteri in più chiesti per la Vigilanza e lo «stop» alla politica

C’è un fil rouge, nelle Considerazioni finali lette ieri da Mario Draghi, che avvolge e percorre la crisi in atto senza demonizzare gli intermediari finanziari, le banche, la tanto dannata speculazione. D’altra parte è questa una delle cifre del Draghi pensiero, coerente e liberale nel considerare le distorsioni del mercato alla stregua dei sintomi estremi e non certo delle cause prime della crisi. Questa, semmai, affonda le proprie radici nella debolezza ora economica, ora politica, vuoi degli Stati, vuoi dell’Europa. Ciò non significa lasciare il settore bancario privo delle necessarie «attenzioni». Anzi, nella sua relazione Draghi dedica alcuni significativi passaggi al tema della vigilanza e della sana e prudente gestione delle aziende di credito.
Tanto per cominciare il Governatore imputa all’efficienza del sistema dei controlli la tenuta del nostro sistema che, come notano orgogliosamente sia all’Ufficio studi, sia alla Vigilanza, non ha avuto pari nel resto del mondo più industrializzato, in questi ultimi 3 anni. Ma non basta. Per evitare che il sistema si indebolisca è essenziale, ci dice Draghi, che i banchieri facciano i banchieri, lasciando fuori dalla porta ogni tipo di condizionamento. Così è apparso chiaro lo stop a tutte quelle componenti del sistema politico che ambiscono a dilagare nelle banche. E a molti è venuta in mente la Lega e quel «ci prenderemo le banche del Nord», minacciato da Umberto Bossi all’indomani delle elezioni regionali. «Il ruolo delle Fondazioni come azionisti delle banche - scrive Draghi - non può che essere quello stabilito dalla legge: investitori il cui unico obiettivo sta nel valore economico dell’investimento. Saranno le Fondazioni, nella loro autonomia, le prime a tutelare l’indipendenza del management». Parole che hanno fatto un gran piacere a Giuseppe Guzzetti, presidente della Cariplo: «Draghi ha detto le cose che era doveroso ricordare e ha richiamato le Fondazioni alle loro responsabilità, da esercitare nella loro autonomia, come del resto abbiamo fatto anche nelle recenti vicende».
Ma c’è di più: Draghi chiede più poteri per la Vigilanza sull’operato di amministratori e top manager. Non basta il «vaglio accurato» dei requisiti, né la raccomandazione sulla presenza nei board delle società quotate di membri realmente indipendenti. Anche perché - questo Draghi non lo dice, ma è una delle convinzioni degli gnomi di Palazzo Koch - la moral suasion di via Nazionale sugli amministratori «sospetti» non è molto ascoltata nelle società coinvolte. Che a volte hanno addirittura ridotto la presenza degli indipendenti, a dimostrazione della loro totale autonomia decisionale in materia.

Draghi vorrebbe «la possibilità di rimuovere i responsabili di gestioni scorrette o altamente rischiose... Un’estensione dei poteri della Vigilanza in questa direzione è opportuna. Le autorità di controllo di importanti Paesi dispongono già di questi poteri».

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