Dio probabilmente non vede la tv, ma si sarà chiesto come mai da qualche tempo, tra un lodo Alfano e una legge elettorale, il suo nome sia finito nel discorso politico. Questa volta l’imprecazione,il nome sfuggito lì invano, è toccata a Tonino da Montenero di Bisaccia. Se ne è lasciata scappare una urbi et orbi in diretta tv. Alle nove del mattino non tutti sono sereni. Sei ospite di Agorà su Rai3, fai la solita orazione incavolata dove butti giù un mannaggia qua e mannaggia là, parli rozzo perché al tuo popolo piace, ti metti a parlare della mancata calendarizzazione di una proposta di legge contro la corruzione e parte un «Cristo!». Chiaro e rotondo. Il conduttore fa finta di nulla e tira a campare, con la speranza che nessuno se ne accorga. Ma di questi tempi è difficile. Il guaio è che Di Pietro frequenta una confraternita di bacchettoni. Gente meno ruspante di lui. E così il «chi è senza peccato scagli la prima pietra» gli ritorna in faccia. E ora che si fa, i moralisti si stracceranno le vesti anche per lui? O bastano un Ave Maria e un Gloria Pater e siamo tutti assolti? Dai tempi di Adamo, Dio di bestemmie ne ha sentite tante. In Italia poi è un vizio. C’è chi bestemmia caricando l’asso a tresette, chi per un gol in fuorigioco, chi per abitudine, chi per disgrazia, disperazione, rabbia, colore, reminiscenze dialettali o uno spigolo che, maledetto, va a sbattere proprio sul ginocchio. La maggior parte di queste bestemmie non hanno nulla a che fare con la fede. È questo che voleva forse dire monsignor Fisichella quando parlava di contesto. Non è educato bestemmiare, ma qualche volta ti scappa. Quando è capitato a Berlusconi, che stava sceneggiando con un «orcozio» una barzelletta sulla Bindi, c’è chi ha cominciato a preparare le fascine per il rogo. Un premier che offende Dio, la Santa Madre Chiesa, racconta barzellette e ride di Rosy. Vade retro Satana. Tutta colpa di una telecamera clandestina. I sacerdoti del tempio con le mani al cielo. Ma era una barzelletta? Anatema. Vabbè, il premier se la poteva risparmiare. Si sa come si dice: scherza con i fanti... Magari uno non si aspettava le prediche serie dei professionisti del pulpito. Quelli che austeri e con la faccia tirata sembrano un remake dei probiviri di Salem, Massachusetts. Demonio. Tra questi è spuntato anche Leoluca Orlando, portavoce dell’Idv: «Indegno». Non è che adesso si deve mettere a bacchettare anche il suo leader. Qua siamo tutti peccatori, perfino Travaglio avrà qualche peccato veniale da farsi perdonare. Solo che a forza di fare la morale a chi non appartiene al partito dei giusti si comincia a sentire un clima un po’ troppo puritano. Appena giri l’angolo c’è un intellettuale, un giornalista, un cretino, un pensionato, un archeologo, una puttana, un politologo, un saltimbanco che ti fa la morale. Ormai i più tolleranti sono i preti. Gli altri appena possono ti piazzano una bella lettera scarlatta. Una settimana fa Caffeina , il mensile di Filippo Rossi, ha organizzato un incontro sulla terrazza di palazzo Grazioli sul conflitto di interessi. C’era anche Lucia Annunziata, che ha predicato contro la cultura da macho maschilista del Giornale . L’accusa: il linguaggio scurrile, anche in prima pagina. Sono come quelli che entrano in un salotto di gente colta e perbene e mettono i piedi sul divano. L’Annunziata concludeva il ragionamento così: «Questo modo di esprimersi sta rendendo palese il conflitto di interessi». È il segno di una cultura cafona. Ergo: la prova del conflitto di interessi è che questo giornale scrive parolacce. Tutto uno si aspetta nella vita tranne che essere bacchettati per turpiloquio dall’Annunziata. Cerchiamo di capirci. Lo stupore non è perché lei scrive o non scrive parolacce, mica lo sappiamo, ma per il predicozzo benpensante. Non stavano qui una volta i borghesi? L’aspetto più interessante di questa metamorfosi bacchettona è che a gridare più forte è proprio la sinistra colta e aristocratica. Sono loro, un tempo paladini dello stile «barbudos» e nemici delle ipocrisie perbeniste, i primi a scandalizzarsi per sesso, droga e rock and roll. Che cavolo sta succedendo? Nostalgici, reazionari e ora perfino puritani? Allora ha ragione chi dice che è tutta colpa di Berlinguer e della sua questione morale. Se ne è accorto anche Breat Easton Ellis, che è venuto in Italia a presentare Imperial Bedrooms .
Breat è uno che a vent’anni ha scritto Meno di Zero , dove racconta la noia e le sniffate della bella gioventù della Los Angeles anni ’80. Cosa gli chiedono? Di Berlusconi. «Non ho ancora capito perché tutte queste domande su di lui. A me non interessa più di tanto, se non per un dettaglio: dov’è l’isola delle puttane? Ci voglio andare subito».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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