Quei quattro bimbi invisibili rintracciati per le magliette

La Locale è risalita ai minori rom responsabili della morte della 71enne dai disegni delle loro T-shirt, vendute in un megastore

Quei quattro bimbi invisibili rintracciati per le magliette
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Hanno rintracciato, individuato fisicamente, dato un nome e un'identità a quattro bambini "invisibili". Il merito delle squadre di vigili del Radiomobile e dell'Unità operativa della Polizia Locale, se vogliamo vedere la vicenda sotto un altro aspetto, non è solo quello di aver trovato ieri mattina in un campo rom di via Selvanesco, al Gratosoglio, i minorenni, tre maschi e una femmina che - a bordo della Citroën BS bianca rubata la sera prima a un turista appena giunto a Milano da Strasburgo con tre amici - sono responsabili di aver travolto e ucciso la pensionata 71enne Cecilia De Astis lunedì mattina in via Michele Saponaro. Il campo rom di via Selvanesco, infatti, è privato, un terreno acquistato da questi nomadi di origine bosniaca (una trentina in tutto) che lo abitano ma che non sono stanziali e si fermano in questa zona di campagna ai margini della città e della periferia sud prevalentemente per la notte. L'accampamento rom in cui vivono ospita pochi camper e roulotte. A Milano sono rimasti in tutto tre campi rom regolari: quello di via Negrotto (a nord ovest), quello di via Impastato (a sud est) e quello di Chiesa Rossa, poco distante dalla zona in cui è avvenuto l'incidente. Qui vivono circa 250 persone, che però dovranno lasciare l'area tra un mese e mezzo: a gennaio il Comune di Milano ha infatti avviato il procedimento per chiudere il campo rom di Chiesa Rossa e tre giorni fa proprio la Locale ha recapitato agli abitanti l'ordinanza che intima loro di andarsene entro il 30 settembre. Altre 150 famiglie sono quelle accampate qua e là che però spesso nemmeno la Caritas riesce a intercettare e proprio a queste appartengono i ragazzini tra gli 11 e i 13 anni, nati in Italia e colpevoli di omicidio stradale. Si tratta di una 11enne nata a Vizzolo Predabissi, del fratello di 12 anni, appena compiuti, di un 13enne nato a Milano (il minorenne che era al volante) e di un 11enne.

Questi "invisibili" sono stati rintracciati grazie alle loro t-shirt. Sì, dai filmati delle telecamere gli investigatori della Locale hanno notato che i tre maschi del gruppo di ragazzi fuggiti dopo l'investimento mortale, indossavano la medesima maglietta, con un particolare disegno. Dopo una serie di verifiche si è risaliti a un lotto di indumenti in vendita in un notissimo centro commerciale in un paese nell'hinterland sud di Milano dove, in effetti, molte roulotte di nomadi si recano spesso per fare approvvigionamento di abiti e cibo. Ieri mattina durante la perquisizione nell'insediamento rom di via Selvanesco seguita al blitz durante il quale sono stati individuati i bambini poi portati al comando in compagnia delle madri (a cui la Procura dei Minori più tardi, nel pomeriggio, li riaffiderà: non avendo ancora 14 anni per legge non sono imputabili) i vigili hanno trovato proprio le t-shirt indossate dai ragazzini nell'incidente. Oltre alle magliette nel campo rom c'era anche tutto il materiale sottratto sempre dai ragazzini dalle valigie trovate all'interno della Citroën rubata la sera prima dell'investimento sempre al Gratosoglio, in via Fratelli Rizzardi: tablet e pc. Sempre nelle valigie i ragazzini avevano trovato la doppia chiave della vettura: da qui l'idea di tornare in via Fratelli Rizzardi e rubare anche la macchina, portarla vicino al campo e utilizzarla la mattina dopo, quando è stata uccisa Cecilia De Astis.

Che fine faranno questi bambini? Sono destinati a restare degli invisibili, continueranno a razzolare tra la sporcizia di un insediamento rom fino a quando da piccoli ladri si trasformeranno in

ladri adulti, senza avere la possibilità di uscire dal guado della loro cultura fuorilegge della miseria? Lo deciderà la Procura dei Minori che nei prossimi giorni potrebbe prendere altri provvedimenti nei loro confronti.

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