Cari Genitori, in merito alla vostra storia, che leggo sulla prima pagina de Il Secolo XIX e che mi coinvolge come madre e come operatrice a favore della vita nascente, mi chiedo se all'Ospedale Gaslini la dottoressa, così tanto scrupolosa nel suggerire l'alternativa francese, vi abbia detto che c'è anche la possibilità di non riconoscere il bambino alla nascita per consentirne l'adozione?
Forse potrebbe essere anche utile mettersi in contatto con il prof. Noia (vd. l'iniziativa la Quercia millenaria) e il dialogo anche con queste Associazioni potrebbe essere producente di una valida alternativa all'aborto, anche se questo bimbo non è un feto «terminale», ma solo un bimbo con una patologia grave sulla quale è possibile comunque intervenire. Certamente è un caso strumentalizzato («la legge italiana è ingiusta» si legge nel titolo de Il Secolo XIX, perché consente l'aborto «solo» fino alle «22 settimane»! E io che pensavo che fosse ingiusta perché consentiva l'aborto... e basta) e i toni «mielosi» del racconto e degli interventi riportati troppo fanno pensare ai tanti casi sponsorizzati dai Radicali all'epoca della legge 194 e del referendum!
Queste decisioni, per quanto inaccettabili, non hanno bisogno di finire sui giornali, se lo scopo non è un altro, e cioè quello di raccogliere nell'opinione pubblica maggiore consenso politico. E questa gravidanza, come tutte le altre, merita di essere portata a termine con la nascita del bambino, semplicemente perchè nessuno ha il diritto di sopprimere una vita nascente. La medicina porterà sicuramente a soluzioni chirurgiche che permettano di intervenire per correggere la malformazione, ma fino a prova contraria papà e mamma, che pure soffrono e che con angoscia si apprestano alla scelta dell'aborto.
*Presidente Scienza & Vita Ingauna
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