Che qualcuno, degli oltre trecento destinatari degli ordini di cattura eseguiti martedì mattina, sfuggisse allarresto era inevitabile: un po perché siamo ormai a metà luglio e cè chi è già partito per le vacanze (il direttore dellAsl di Pavia, Chiriaco, solo per un pelo non è riuscito a prendere laereo per lAvana), un po perché qualche fuga di notizia qua e là cera stata, e che le manette stessero per stringersi ai polsi non era un segreto per nessuno. Così, che una ventina di catturandi manchino allappello del megablitz antindrangheta scatenato dalla procura di Milano è considerato fisiologico. Ma cè un nome, tra quelli che mancano allappello, particolarmente importante. E cè il timore che la sparizione del diretto interessato possa avere risvolti tragici.
Il nome è quello di Vincenzo Mandalari, imprenditore edile, nonchè capo della «locale» ndranghetista di Bollate. Enzo Mandalari non si trova. Ma per lui forse sarebbe stato meglio venire catturato. Dalla lettura dellordine di cattura, i suoi complici hanno scoperto un dettaglio sgradevole: che buona parte dei guai di Mandalari e pure dei loro, è colpa proprio di Mandalari. Che ha la lingua lunga, troppo lunga. E dice senza giri di parole cose che diventano la tela con cui poi Ilda Boccassini tesserà il mandato di cattura.
Sono sbagli che, in un certo mondo, rischiano di costare cari: soprattutto se vengono da personaggi di cui tutti si fidavano, al punto che è proprio Enzo Mandalari - durante lormai celebre summit al circolo «Falcone e Borsellino» di Paderno - a fare la conta dei presenti al voto per eleggere il capo della «Lombardia». Ma a dispetto del suo ruolo di uomo donore, quando parla - al telefono, negli uffici della sua ditta, a bordo della sua autovettura - don Enzo parla troppo. «Ignaro dellattività di intercettazione, rende dichiarazioni autoaccusatorie», sintetizza lordinanza di custodia. Esempio: «Decido io per Bollate!
Quindi non si devono permettere a mettere mani, perché se mettono mani scendo con due pistole ai fianchi e comincio a sparare. Non si deve permettere nessuno con me, perché a Bollate ci sono io, si parla con me e si decide insieme a me».
E che a Bollate si dovesse parlare con lui lo sapevano in tanti. Lo sapeva Franco Simeti, ex assessore Ds, che insieme a lui progettava una lista civica per far cadere la giunta. E lo sapeva il sindaco di Paderno Dugnano, Gianfranco Massetti, che fa in modo che proprio allimpresa di Mandalari arrivino subappalti per 86mila euro. Faccia pulita dei clan, in grado di trattare con politici e imprenditori, Enzo Mandalari è contemporaneamente anche un malavitoso a tutto tondo: della ndrangheta ama i riti, come il gigantesco matrimonio in Calabria tra i rampolli dei Barbaro e dei Pelle, e ne condivide anche il pragmatismo.
Dovè oggi, Mandalari? Latitante? Al sicuro? «Secondo me - confida un investigatore - gli converrebbe costituirsi. Dormirebbe più tranquillo». A meno che non sia già troppo tardi.