Quel «buco» nascosto sulla spiaggia di Cogoleto

«Non potevano non essere fatti, quei lavori sulla spiaggia di Cogoleto, nella porzione di litorale non ancora bonificato»: Maria Elena Dagnino, consigliere comunale, difende a spada tratta la necessità di eseguire l’intervento - documentato ieri sulle pagine del nostro Giornale, con tanto di fotografie - per «allacciare un tubo al depuratore collegato col molo». E pazienza se - come è stato appunto documentato con chiarezza dalle foto - si è dovuto scavare a fondo, sotto il livello del mare, tanto a fondo da far affiorare altro veleno proveniente dallo stabilimento Stoppani. Salvo poi stendere un telo impermeabile sulla «bruttura» e seppellire il tutto con ghiaia. «ma non si poteva fare altrimenti - spiega sempre Dagnino -. L’allaccio del tubo era obbligato, mentre altre eventuali operazioni in loco, trattandosi di zona non bonificata, non possono essere eseguite». Tanto valeva, allora - è l’eccezione conseguente -, non fare nemmeno l’allacciamento del tubo. Niente affatto: per i fautori della bontà delle opere di bonifica fin qui eseguite - costate già 40 milioni di euro, ma che necessitano di altri 26 milioni per essere completate! - «non si poteva comportarsi altro che così. D’altronde - conclude Dagnino - parte della spiaggia è sistemata alla perfezione.

Quando saranno stanziati gli altri fondi, si completerà l’opera». In spiaggia, si presume. Anche se forse sarebbe stato meglio completare prima la bonifica «a monte», nello stabilimento. Ma questa è tutta un’altra faccenda.

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