Politica

Quel business chiamato antiberlusconismo

Dai dvd della Guzzanti ai libri di Travaglio alle performance teatrali di Dalla Chiesa, gli attacchi al Cavaliere sono oggi un’industria milionaria

Fabrizio de Feo

da Roma

Il tormentone «D’Alema, di qualcosa di sinistra» è ormai superato e archiviato nelle memorie politico-cinematografiche degli anni Novanta. Ora Nanni Moretti, con il suo «Caimano» e la sua uscita a orologeria a pochi giorni dalle elezioni, compie un passo ulteriore e decide di dire in prima persona una cosa di sinistra, mettendo in scena l’unica vera indicazione programmatica del suo schieramento politico di riferimento: l’antiberlusconismo.
Un’operazione sicuramente in grado di regalare soddisfazioni al botteghino, come dimostrano le tante «hit» della sterminata pubblicistica anti-Cavaliere (circa 250 libri). I dati, riportati nell’ultimo numero di Panorama, sono impressionanti: si va dalle 100mila copie vendute dal film «Quando c’era Silvio», scritto da Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani e del regista Ruben H. Oliva (già pronti a girare i sequel «La caduta di Berlusconi»), ai 300mila dvd di «Viva Zapatero!», opera prima di Sabina Guzzanti (a cui bisogna aggiungere i 2 milioni di euro incassati in sala), fino al milione di copie dell’opera omnia di Marco Travaglio. Ma questo è niente perché il «big bang» antiberlusconiano firmato Nanni Moretti - che da oggi sarà distribuito in ben 360 sale - promette di frantumare tutti i record. L’incontinenza verbale degli «antiberluscones», d’altra parte, lascia tracce dappertutto. A teatro, dove il senatore Nando Dalla Chiesa si esibisce in «Vota Silviolo». Nei centri sociali come il Leoncavallo dove il 31 marzo debutta «Chi ha ucciso Berlusconi?». In tv, col documentario «L’affaire Mondadori» di Mosco Boucault, in onda sulla rete franco-tedesca Artè. Senza dimenticare il Festival di Cannes dove una coppia di trentenni punta a portare «Shooting Silvio», opera prima, autoprodotta grazie alla vendita di gadget antiberlusconiani. Senza dimenticare il tedesco «Bye bye, Berlusconi», presentato a Berlino.
Ci sono naturalmente le trasmissioni schierate: da «Ballarò» a «Parla con me» di Serena Dandini a «Che tempo che fa» di Fazio Fazio a cui si è aggiunto il «Rockpolitik» celentaniano, pieno zeppo di perle anti-premier. E i libri. Panorama è entrato nelle librerie Feltrinelli e ha verificato che su 101 titoli proposti in una sorta di «pacchetto elezioni» ben 32 sono dedicati al premier, con «Le mille balle blu» di Marco Travaglio e Peter Gomez e «Citizen Berlusconi» di Alexander Stille (15mila copie in una settimana) a farla da padroni. «Berlusconi ha fatto guadagnare anche i suoi nemici» ammette a Panorama, Giuseppe Caruso, autore di «Chi ha ucciso Berlusconi?». Risultato: «Forse non avrà realizzato il milione e mezzo di posti di lavoro ma almeno uno, a me, l’ha trovato». «Il mercato potenziale in effetti è vastissimo: il 50 per cento degli italiani che non vota per Berlusconi» sostiene l’editore Alessandro Dalai. E Oliviero Ponte Di Pino, direttore editoriale della Garzanti, rincara la dose: «I titoli su Berlusconi si vendono come panini. C’è un pubblico insoddisfatto dell’informazione televisiva e gli editori indipendenti si sono attrezzati per soddisfarlo».
La chiosa finale è dettata a Panorama dal sociologo Luca Ricolfi. «Dopo 12 anni di antiberlusconismo gli italiani si ritrovano più immaturi e faziosi, meno capaci di ragionare e di ascoltare il punto di vista altrui. Ci sono centinaia di migliaia di persone che macinano idee e tempo nell’industria dell’antiberlusconismo con molti sconosciuti che attaccando Berlusconi guadagnano una fiammata di notorietà». Pochi dubbi sul risultato finale: «L’antiberlusconismo è un fenomeno di portata culturale modesta, tipo il Grande Fratello. Rimescola i sentimenti peggiori. Talora fa vera e propria disinformazione.

Oltretutto per la maturazione della sinistra l’antiberlusconismo è stato un disastro, inibendo le funzioni elementari del ragionamento».

Commenti