Non molto tempo fa mi toccò di partecipare a un incontro che, come presto apparirà chiaro, aveva del surreale. C'erano, da un lato, un rappresentante governativo che offriva la disponibilità di collaborazione del governo alla realizzazione di un deposito sotterraneo profondo di gas presso Rivara, nel modenese, e, dall'altro, amministratori locali, sindaci, assessori regionali, consiglieri di maggioranza e d'opposizione, tutti concordi a dire di non volerlo, senza se e senza ma, come oggi si usa dire. Perché? Perché no. Così, senza motivo, per il gusto duro e puro di dire «no».
Il senatore Giovanardi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe che non riguardano la questione ma, essendo oltre che di Modena anche un politico responsabile, attento alle sorti del nostro Paese, aveva dato disponibilità di prenderla lo stesso a cuore. Mi informò della possibilità di quel consistente deposito di gas e mi chiese cosa ne pensassi. «Sarebbe un'ottima cosa e immagino che i locali saranno contenti, e ringrazieranno Dio per aver loro donato un sottosuolo con questa possibilità», risposi. E aggiunsi: «Il nostro Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) è uno dei più quotati al mondo, e i suoi tecnici sapranno rispondere con competenza e professionalità a ogni legittimo quesito di chiarimento degli amministratori e della popolazione locali». «Aspetti a parlare - fu la laconica risposta del senatore, evidentemente ben più perspicace di me - piuttosto le chiederei di presenziare a un incontro pubblico che vorrei organizzare: inviterò anche gli scienziati dell'Ingv».
All'incontro presenziò addirittura il presidente dell'Ingv, il prof. Enzo Boschi, internazionalmente stimato, che, assieme a una sua valente collaboratrice, spiegò la natura particolarmente felice del sito di Rivara, ottimo per allocare, a ben 3 km sottoterra, quasi 4 miliardi di metri cubi di gas. Qualcuno chiese loro perché non si usano depositi naturali ormai vuoti di gas: gli esperti risposero che il loco di Rivara ha dimensioni particolarmente felici. Qualcun altro pose la questione dei rischi da terremoti: gli illustri geofisici spiegarono che i terremoti nulla ci azzeccano col deposito. Insomma, nessuno produsse motivazioni sensate contro quel deposito. C'era solo, sottoscritta da una commissione di valutazione d'impatto ambientale, nominata da amministratori locali, una relazione che si screditava da sola nel momento stesso in cui sollevava il rischio-elettrosmog tra quelli possibili: aria fritta, insomma.
Per poter dare l'ultima parola tecnica alla fattibilità del deposito sarebbe necessario impegnare circa 30 milioni di euro in indagini: la ditta che le compie, però e comprensibilmente, vorrebbe la garanzia, qualora la parola finale fosse positiva, di aggiudicarsi i diritti ventennali sul deposito. Il quale, essendo d'interesse nazionale, offrirebbe dei benefici ai comuni limitrofi che lo ospitano. Insomma, tutti ci guadagnano: la ditta che acquisisce i diritti, i cittadini locali che godono dei benefici, e l'intero Paese che aumenta le proprie riserve strategiche. L'Italia, infatti, consuma ogni anno oltre 80 miliardi di metri cubi di gas e, pertanto, sarebbero necessarie riserve strategiche per almeno 20 miliardi di metri cubi, mentre ne abbiamo per 8 miliardi soltanto: poter aumentare del quasi 50% le riserve nazionali è un'occasione che avremmo il dovere di non lasciarci sfuggire.
Se in Emilia-Romagna vi fossero amministratori responsabili, essi avrebbero spiegato queste cose ai cittadini. Ma, purtroppo, gli amministratori responsabili da queste parti mancano. All'incontro, un assessore regionale, tale Muzzarelli, già in passato distintosi quale promotore dell'interramento dei cavi dell'Enel da eseguirsi in nome della protezione dall'elettrosmog (che, notoriamente, non esiste), si lamentò che alcuni professori avessero accusato di dabbenaggine la giunta regionale per via del piano energetico varato dalla Regione. Capisco il risentimento per le severe accuse, ma come si fa a biasimare quei professori? Quel piano vorrebbe contribuire a ridurre le emissioni di CO2 del 20% entro il 2020, ma chiunque con un minimo di cognizioni elementari di aritmetica e di energetica può dimostrare che, con esso, non una molecola di CO2 in meno passerà in atmosfera. Al contrario, invece, alcuni miliardi di euro passeranno dalle tasche dei contribuenti alle tasche di chi è beneficato dal mostruoso piano energetico della Regione Emilia-Romagna. Il quale, inutile dirlo, esclude la saggia precauzione di realizzare alcun deposito di gas.
Di tutta la vicenda, una cosa lascia l'amaro in bocca: il presidente del comitato civico per il no al deposito è anche presidente della ditta Sorgea, che vende gas tanto a caro prezzo che ha potuto interrompere l'erogazione a circa 150 utenti con difficoltà a sostenerne i costi e ridottisi alla morosità. Il deposito di Rivara creerebbe uno scomodo concorrente e abbasserebbe i costi del gas. Naturalmente il Pd emiliano sta dalla parte del bi-presidente con conflitti d'interesse e non dei cittadini.
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