«Quel Don José ha paura dell’eros»

Un ruolo divertente, io sono del tutto diverso

Milano Ora che la coppia più fascinosa della lirica, cioè Angela Gheorghiu e Roberto Alagna, s’è sciolta, viaggia con vento in poppa un’altra premiata ditta. Quella di Anna Netrebko ed Erwin Schrott, lei soprano e lui baritono, entrambi bellissimi, sotto i quarant’anni, sulla cresta dell’onda e impegnatissimi ma non al punto da rinunciare a un bebè, ora di 15 mesi. Così, mentre lei, per il Time fra le 100 persone più influenti del mondo, trascorre dicembre a New York impegnata al Metropolitan, lui è a Milano. Alla Scala sarà il torero Escamillo nella Carmen in scena dal 7 dicembre. Quanti credono che la distanza sia il sale dell’amore saranno confortati da Schrott: «Capita che non veda mia moglie per più di un mese e mi dispiace, manca la quotidianità; ma non è un problema». Forse è un problema cantare assieme? «Il business si fa fuori casa», taglia corto il baritono, bel temperamentino, di Montevideo.
Per avere un’idea di cosa sia un torero s’è fatto una cura di corride.
«Ero a Siviglia per un Don Giovanni, era il periodo della feria, così ne ho approfittato. E mi sono reso conto di quanto sia importante la corrida per la gente del luogo. Lo spettacolo veniva rimandato per la pioggia e tutti erano in fibrillazione».
Ha incontrato anche toreri?
«Sì, e mi ha colpito quanto siano deificati. Si tratta di persone molto estreme, del resto vivono sempre a contatto con la morte».
Ed Escamillo?
«È un uomo d’azione. Non deve avere molti pensieri per la testa, altrimenti si bloccherebbe. È abbastanza piatto, diciamo un tipo fisso».
Come è cambiato il suo Escamillo dopo il soggiorno a Siviglia?
«Finalmente sono riuscito a entrare nel personaggio. Mi sembrava così superficiale quello dipinto da Bizet. Incontra una donna e subito fa discorsoni sull’amore senza neanche conoscerla. Il punto è che per lui l’amore è una delle tante componenti della vita, non è essenziale. Ciò che conta è il suo essere torero».
Come si sente in questi panni?
«Io sono molto femminista. Credo che se si lasciasse più spazio alle donne, le cose andrebbero meglio. Però, con Escamillo devo fare il macho, e mi diverto. Alla fine, è un ruolo divertente».
Macho e un po’ tanguero...
«Proprio così. Del resto, ritmi di tango non mancano in Carmen. E io adoro il tango».
Cosa ci dice di questa regista al suo primo lavoro operistico?
«È la prima volta che mi imbatto in una regista donna.

Emma Dante ha una forte personalità ma non rinuncia alla sua femminilità, e questo mi piace molto. Così come non pone i problemi che talvolta pongono i registi che vengono dalla prosa. Certo, è arrivata con idee che ha poi cambiato strada facendo. Ha prevalso lo spirito di squadra».

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