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Quel genio di Leonardo che copiò l’uomo perfetto

Il "modello" vitruviano fu ideato da un architetto amico dell’artista La prova? In un trattato del ’400

Quel genio di Leonardo  che copiò l’uomo perfetto

Oggi Leonardo da Vinci è giù di corda. E la sua Gioconda è triste. Chi osa disturbare il loro sonno (il loro sogno) immortale dei giusti? L’artista più artista della storia dell’arte, il più dirompente, il più innovativo, e la donna più donna della storia dell’arte, la più desiderata, la più enigmatica, che riposano da secoli nella bambagia della gloria, vengono ora travolti dalla vile cronaca. Che alza la voce, che urla due notizie clamorose.
Prima notizia: l’Uomo vitruviano, ovvero la perfezione architettonica sublimata nel corpo di un nostro simile, l’uomo scientificamente misura di tutte le cose, come insegnava, da parte sua soltanto retoricamente, il buon vecchio Protagora già fra V e IV secolo prima di Cristo, non è farina del sacco del genio vinciano. Il quale l’avrebbe allegramente scopiazzato da un architetto suo amico. Seconda notizia: la Gioconda ha una sorella gemella. Abita al Prado di Madrid, e uscì dal pennello di Andrea Salai o di Francesco Melzi, più o meno in contemporanea con la nascita dell’originale, fiore all’occhiello del Louvre parigino. Addirittura, si dice, la seconda Gioconda si materializzò sulla tela nello stesso atelier del Maestro, quando ancora Lui lavorava al ritratto per eccellenza.
La prima notizia è senza dubbio meno clamorosa nella sostanza, ma più «pesante» per la reputazione del più fulgido intelletto del Rinascimento. Epicentro di questa scossa sussultoria è Ferrara, dove, studiando un antico manoscritto, l’architetto Claudio Sgarbi (nessuna parentela, questa volta, con l’«originale» Vittorio...) è pervenuto alla conclusione che quell’effigie immodestamente replicata dalle monete da un euro non può fregiarsi del copyright leonardesco. In una copia, datata verso la fine del Quattrocento, del celebre Trattato sull’Architettura di Vitruvio compare un’immagine dell’Uomo vitruviano antecedente a quella nota a tutti noi. Autore del disegno sarebbe stato Giacomo Andrea da Ferrara, un architetto conosciuto, e ampiamente lodato, sia da Leonardo medesimo sia da Luca Pacioli. Insomma, in quell’occasione fu il Vinciano a copiare. «Bisogna arrendersi alla bellezza di quest’idea - spiega Sgarbi -, cioè che i due hanno come minimo collaborato al disegno».
La seconda notizia giunge dalla capitale spagnola, e gioca di sponda con Londra, cioè con il periodico The Art Newspaper. È El País a lanciare la bomba, spiegando in un ampio articolo che, una volta rimosso lo strato di vernice scura che ne offuscava la bellezza, e lungamente vagliate le sue fattezze con gli strumenti non delle cognizioni estetiche, ma della tecnologia, quella che si riteneva una «semplice» copia di Monna Lisa, una dei tanti scimmiottamenti, ne è, invece, una stretta, strettissima parente. Meritevole dunque di ben altra catalogazione, di un ben altro «codice fiscale» che la regolarizzi nella burocrazia dei beni culturali dell’universo mondo. Il dipinto dell’allievo di Leonardo fa parte della collezione reale spagnola dal 1666. Ma soltanto adesso, dopo esser stata sottoposta a un anno di raggi X, di riflettografie, di trattamenti con il laser e con lo scanner - ha spiegato Ana Gonzalez Mozo, ricercatrice del gabinetto tecnico del museo - l’opera dev’essere guardata con un occhio diverso, un occhio meno indulgente e più incantato. Inoltre, ammiccano quelle volpi «pradiste», la loro Monna Lisa, fra l’altro di dimensioni quasi identiche rispetto all’altra, dell’altra è anche meglio conservata. Come a dire: che aspettate, signori? Annullate la gita alla Ville Lumière, destinazione Louvre, e venite qui da noi. L’appuntamento è già fissato al prossimo 21 febbraio, quando la Gioconda madrilena verrà presentata in pompa magna. Per poi, udite udite, recarsi addirittura in visita a quella parigina. Dal 29 marzo al 25 giugno sarà esposta in una mostra dedicata a Leonardo in occasione della presentazione del restauro della Sant’Anna.

Quale delle due risulterà la più bella del reame?
È proprio vero: oggi Leonardo da Vinci ha un cerchio alla testa e la sua Gioconda è un po’ meno gioconda. Sono soltanto malanni passeggeri? È presto per dirlo. Ne riparliamo fra qualche secolo.

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