Quel panettone somiglia a un delfino

Prosegue fino a domenica la rassegna che espone opere dei writers più creativi e giocattoli di design

Ancora pochi giorni per visitare la mostra La strada. Dal concetto felliniano a quello metropolitano allestita fino a domenica allo spazio di Alessandro Veneziani, artista e curatore dell’esposizione, di via Trezzo d’Adda 3 (per info 0297386203). Sì, perchè la strada non è solo il punto di partenza del percorso creativo dei writer ma anche il luogo dove questi artisti, illegalmente, lasciano i loro sogni, messaggi, le loro poesie. «Ovunque e da sempre una pagina bianca è una poesia nascosta». Ecco che per Ivan i muri, ma soprattutto le saracinesche dei negozi si trasformano in pagine bianche. Da dove inviare ai milanesi che passano frettolosi e nevrotici dei versi, a volte illustrati, dagli onirici personaggi di TvBoy.
E cosa dire dei paracarri panettoni di Enzo Mari trasformati in simpatici pinguini? O di quelli che diventano pinne di delfini? Anche questa è poesia. Poesia di strada: «Le sue sculture nascono dall’osservazione della società contemporanea - si legge nel catalogo della mostra - e della grigia staticità della Milano quotidiana, alla quale l’artista risponde con colori squillanti con cui caratterizza le sue opere. I pinguini di Pao, persi nel contesto urbano dove sono nati, si pongono in relazione diretta con il proprio pubblico e lo accompagnano nel mondo brulicante delle nuove tendenze dell’arte underground milanese». In questa carrellata di street artist non poteva mancare Sonda, anche lui, come Pao, Ivan e tanti altri, esposti nella mostra record di visitatori al Pac (catalogo Skira), dell’anno scorso.
Ma street art non significa soltanto graffiti e murales, anche toys, cioè giocattoli di desing, «la cui relazione con la street art non è certo una coincidenza» come si legge nel catalogo. Una dimostrazione? Ve la ricordate la sezione del Bazaar Pop up alla mostra al Pac: raccoglieva oggetti, gadget, accessori, vestiti griffati e creati dagli artisti di tutto il globo a testimoniare la continua ricerca di nuove forme di comunicazione della street art e della sua vocazione a esondare dagli schemi espressivi tradizionali.

«Pop show», era, infatti, il negozio che Keith Haring apre nel 1986 a New York, in cui si vendevano gadget con le sue riproduzioni. Così i toys della collezione di Matteo Denti, e quelli di AleAndrew, bambi e Pasticcino, Big Chief, Onibaka, Podmork, MrLover e altri artisti - certo, meno famosi di Andy Warhol - ma non per questo meno promettenti.

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