Quel primo romanzo dimenticato
13 Ottobre 2007 - 03:10«Voci dalla strada», scritto fra il 52 e il 53, è dominato dalle sue paure. E dal fantasma della sorellina morta
Dici Philip K. Dick e allistante ti si ripresentano gli scenari apocalittici di Blade Runner, le grottesche creature di Total Recall, il dramma classicamente futuribile di Minority Report, celebri film nati dalla sua penna. Dici Philip K. Dick, insomma, e vieni catapultato nellAltrove, salvo poi scoprire, nel dipanarsi della narrazione, che quellAltrove è molto «Qui», è molto «Oggi»... Genio visionario: definizione buona per tutte le stagioni dello scrittore nato a Chicago il 16 dicembre 1928 e morto il 2 marzo 82. Visionario perché fantasioso, visionario perché «da vedere». Al cinema o con gli occhi della propria, personalissima, immaginazione. È il Dick che sta «fuori» di sé (e anche un po «fuori» di testa...) e da laggiù ci chiama a gran voce, impaziente di mostrarci il suo colossale spettacolo.
Non gli è da meno, tuttavia, laltro Dick, il Dick che sta «dentro» di sé, senza la targa SF (Science Fiction), e sabbevera alle fonti inesauribili di Proust, Joyce, Stendhal, Flaubert... Classici amori di un giovane non ancora trentenne il quale, nei primi anni Cinquanta, sta cercando la propria via. Lo troviamo, quel ragazzo inquieto, nelle pagine di Voci dalla strada, il romanzo che sua figlia Isa (come spiega nellintervista che pubblichiamo in questa pagina) ha tratto dalloblio e che leditore Fanucci pubblicherà in febbraio (traduzione di Maurizio Nati). Scritto fra il 52 e il 53, Voci dalla strada è la storia di un uomo apparentemente giunto sul crinale della felicità e della serenità familiare ma che il contatto con una setta religiosa metterà di nuovo, pericolosamente, in gioco.
Ecco manifestarsi i temi della paranoia, dello sdoppiamento, ecco il male di vivere originato dal «peccato originale» dellesser nati e dellesser sopravvissuti. Nella biografia di Dick Io sono vivo, voi siete morti (edita lanno scorso da Hobby & Work), Emmanuel Carrère ha messo in evidenza il peso di un macigno, sulla vita dello scrittore. Quel 16 dicembre del 28, mamma Dorothy diede alla luce due bimbi prematuri, Philip e Jane. Ma quarantun giorni dopo la sorellina morì. Quella tragedia «primaria» sarà sempre presente nellopera di Philip, un filo conduttore che tiene insieme deliri e fughe in avanti, introspezione e schizofrenia.
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