Come era giusto, e personalmente mi auguravo, i tifosi della Sampdoria hanno riservato gli onori del trionfo a Novellino che sta per lasciare la panchina blucerchiata. Sacrosanta conclusione di un quinquennio di intensa e proficua attività che - stante il risultato largamente positivo della somma algebrica tra meriti e demeriti accampati dal personaggio - colloca di diritto Walter Alfredo Novellino nell'arengo dei più grandi allenatori della storia blucerchiata insieme con Monzeglio, Bernardini, Boskov ed Eriksson. Con gli organici avuti a disposizione, e considerata la quantità e la qualità delle disgrazie patite in corso d'opera, non riesco francamente a individuare chi avrebbe potuto fare di più e meglio dell'irriducibile Novellino.
Ora tocca a Marotta. Cioè a Garrone. Il presidente è un personaggio ruvido ma di sostanza. Un capitano d'industria che per natura, educazione ed esperienza felicemente punta al massimo dei risultati con rischio ferramente calcolato. Semmai fu proprio e soltanto sull'onda dell'entusiasmo calcistico che fino alla scorsa stagione tradì parzialmente il proprio costume lasciandosi un po' andare. Personalmente lo capisco in pieno se si stente offeso da critiche gratuite, demagogiche, superficiali. Mi hanno riferito che pure nei miei confronti si è lasciato pubblicamente scappare qualche tempo fa qualcosa che avrebbe potuto obiettivamente risparmiarsi, ma non me la prendo nel modo più assoluto. Io ho sempre guardato in via esclusiva al bene delle bandiere rossoblù e blucerchiata, ho fortemente sperato nei loro successi e cercato di contribuire, nel mio piccolo, con elogi e critiche, consigli e stimoli, secondo quella che consideravo - azzeccandoci o sbagliando - l'opportunità. E quando c'è stato feeling con i personaggi delle due sponde con i quali sono via via venuto a stretto contatto in mezzo secolo di professione, tanto meglio. E pazienza quando non c'è stato.
Io capisco perfettamente che un presidente di società di calcio, per quanto sia ricco, possa legittimamente incavolarsi se dopo aver tirato fuori 100 milioni di euro a fondo pressoché perduto viene pure leggermente criticato, o addirittura pesantemente criticato. Io sono lieto ogni giorno di più, per la Sampdoria, che ci sia al timone il ruvido capitan Garrone senza il quale la Sampdoria non ci sarebbe più, e che quel presidente lì s'industri a mantenere la bandiera blucerchiata saldamente dalla parte sinistra del tabellone di serie A riuscendo finalmente a chiudere il bilancio in pari. Condivido in pieno le sue dure prese di posizione nei confronti di un Palazzo sostanzialmente di cacca. Condivido la sua speranza che in tema di diritti televisivi, finalmente modificata l'iniqua legge fatta un dì da D'Alema per compiacere Agnelli, Berlusconi & C, si torni ad una più equa distribuzione. Fortemente mi auguro che gli riesca la colossale impresa di costruire il produttivo stadio polifunzionale privato, solida garanzia di roseo futuro. Semmai, ecco, mi auguro che il tutto non gli vieti e anzi gli consigli di smussare qualche spigolo, a Genova e fuori Genova, nell'esclusivo interesse della Sampdoria. Se vorrà rifletterci, sarà tutto di guadagnato.
E il Genoa? Sabato non pensi ad altro che a battere il Pescara. E il resto vada come vada. Se il Napoli perdesse a Verona, sarebbe festa a +5. Se pareggiasse, sarebbe comunque festa a +4. Se vincesse, potrebbe comunque essere festa - a +2 - perché non è detto che il Rimini riesca a battere l'Arezzo (che quando la partita si è messa male, contro la Juve, si è risparmiato) e in tal caso tornerebbe corposamente d'attualità la possibilità di cancellare i play-off.
Ancora m'inquieta il sospetto che il Napoli che grida al lupo al lupo «debba» essere promosso, sicché avendo eventualmente bisogno di vincere a Marassi potrebbe creare al Grifone un ultimo pomeriggio infernale. Ma il Genoa è forte e determinato. Se sa badare ferreamente a se stesso, che problema c'è?
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