Cronache

Quel senatore che non vuole essere disturbato via mail

Quel senatore che non vuole essere disturbato via mail

(...) L'indirizzo in questione è quello che, dopo la chiocciola, reca la scritta posta.senato.it. Si tratta di un indirizzo notoriamente pieno di “spamming”, per cui quasi nessuno di noi senatori vi accede, per evitare problemi che è inutile spiegare». Ed è lo stesso senatore che aggiunge: «questo giornale ha pubblicato ieri un articolo in tutta evidenza, secondo il quale ben 16 senatori eletti in quella Regione, fra cui il sottoscritto, non avrebbe risposto alla domanda di un cittadino (simulato, visto che era una giornalista che cercava di capire quanto fossimo bravi o non bravi proprio perché non avevamo letto quella e-mail. Presidente, le chiedo allora di incaricare gli Uffici interessati (sapete voi chi sono, non lo so io) di cancellare dalla pagina personale dei senatori che lo richiedono quell'indirizzo di posta elettronica, visto che per ognuno di noi sono indicati in un riquadro gli indirizzi di posta elettronica a cui chiediamo si scriva per poter rispondere; uno di questi indirizzi è quello del Senato, nella forma: nome.cognome@senato.it, poi è riportato un indirizzo privato, laddove, come il sottoscritto, lo abbia indicato». Il senatore Lusi conclude poi: «Simili episodi non fanno piacere a nessuno di noi senatori, indipendentemente dalla parte politica o dalla regione di elezione, perché mettere in discussione la nostra capacità di rapporto con gli elettori è uno dei fatti più gravi che possano verificarsi. In merito, presidente, le chiederei, se possibile, una risposta, ovviamente non in aula ma diretta agli interessati. Vi ringrazio per la pazienza». Questo il resoconto stenografico della seduta n.128 del 21/01/2009 scaricabile direttamente da internet sul sito www.senato.it
Alcune osservazioni credo a questo punto siano lecite.
Punto primo. Nessuno mette in discussione (né giudica) la capacità di rapporto che i parlamentari hanno con gli elettori. Resta però un fatto: su trenta e-mail spedite solo in cinque hanno risposto. Tempo a disposizione due settimane.
Punto secondo. Non è certo uno sgarbo pubblicare i nomi di tutti i senatori eletti in Liguria.
Punto terzo. La solerte giornalista, ancor prima di essere una collaboratrice de il Giornale è anche cittadina italiana con tanto di residenza genovese. Dunque chiedere informazioni su temi legati alla Regione Liguria credo sia lecito. Tanto più che ci sono pubblicamente anche gli strumenti per farlo. Il sito è uno di questi.
Punto quarto. È bene che si sappia che i senatori eletti in terra ligure non sono 16 ma otto.
Punto quinto. L'indirizzo e-mail dei senatori reca sempre la stessa forma: cognome_nome @posta.senato.it e non nome.cognome@posta.senato.it
Punto sesto e qui mi fermo l'indirizzo e-mail specificato nel sito del Senato «cliccando» su Lusi Luigi è poi lo stesso (ed anche unico) che si trova sul sito del senatore. Ovvio dunque che per comunicare con lui, un normale cittadino, deve necessariamente fare riferimento a questo, e a non altri.
Ben diverso è l'approccio del senatore Giorgio Bornacin (Pdl) che puntualizza come lo stesso indirizzo di posta elettronica sia un'arma a doppio taglio. Nessuna polemica dunque. «Mi dispiace, sì è arrivata. Sul sito del Senato arrivano però in media 400/500 e-mail al giorno. Impossibile starci dietro. C'è di tutto - tiene a precisare Bornacin -. Non si riesce a distinguere una cosa seria da quella non seria. La procedura di accesso è complessa e non permette facilmente di accedervi fuori del Senato. C'è il modo, ma non è semplice. Resta comunque il fatto che sono e resto a disposizione.

Sono infatti reperibile sempre».

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