In quel sontuoso bordello non si regalano emozioni

Cannes Se The Tree of Life vince il premio per il film più pretenzioso di Cannes, L’Apollonide. Souvenirs de la maison close riporta quello del più inutile. Racconta la storia di una casa di tolleranza nella Parigi fine Ottocento: la tenutaria, le ragazze, i clienti della buona borghesia e della nobiltà, il bordello insomma come prigione, come alcova, come club privato e come pensionato femminile.
«L’universo chiuso mi ha sempre interessato - dice il regista Bertrand Bonello - dove c’è di mezzo un mondo chiuso ci può essere un mondo romanzesco e quindi cinematografico. Le prostitute sono sempre state un soggetto amato dai pittori come dagli scrittori, uno sguardo maschile su una figura enigmatica».
Per quanto aiutato da una scenografia sontuosa, L’Apollonide è un film che non dà emozioni: al di là di una trovata cruenta (una ragazza viene sfregiata da un cliente e la cicatrice le disegna un sorriso tragico, stile L’uomo che ride di Victor Hugo), dalle troppe storie non ne esce una interessante: nessuna figura femminile si staglia per contrasto, quelle maschili sono inconsistenti. Il film si chiude con uno scorcio d’attualità, la prostituzione d’oggi, all’aperto, sulle strade di Parigi, e moderna è anche la musica che lo accompagna, un modo come un altro per sottolineare la contemporaneità del soggetto.


Per chi non è mai stato sedotto dalla «mistica del casino», la visione è una perdita di tempo; chi pensa di vedere molte nudità, troverà un film a suo modo casto; chi vorrebbe abbandonarsi a una riflessione sulla condizione femminile, non ricaverà nulla di più di quello che già sa. Nel film c’è anche Jasmine Trinca e fa la sua figura.

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