Quel tunnel di 11 chilometri che può far respirare la città

Più verde, spazio per i pedoni, le carrozzine e le piste ciclabili, insomma una città a misura d’uomo. Sopra il livello del suolo. Sotto, molto al di sotto, un tunnel che taglia la città da Linate all’Expo e invita le auto in transito intorno alla città a lasciare la superficie e ad attraversare la città sotterranea. Undici chilometri affidati al lavoro di una gigantesca fresa. Almeno in parte, il lavoro potrebbe essere pronto per l’Expo 2015.
Si tratta di una grande opera che aiuterebbe a vivere meglio Milano, a recuperare spazi all’aria aperta e a usarli, invece che per il passaggio delle auto, per far pedalare le biciclette, camminare in serenità e andare ai giardinetti senza indossare mascherine antiC02. L’immagine della città di campagna è un po’ bucolica, ma il vagheggiamento non risulta poi così distante dalla realtà se davvero si prende il coraggio a due mani per progettare una Milano all’avanguardia nelle infrastrutture e al contempo nella vivibilità.
Inutile negare le difficoltà di realizzazione del tunnel, dovute soprattutto alla presenza di molte infrastrutture nel sottosuolo, a partire dalle metropolitane e dal Passante ferroviario. Le interferenze, secondo tecnici esperti del settore, portano ad almeno sei gli anni necessari per entrare con la fresa all’Expo e uscire a Linate. Inoltre, lo studio sui flussi di traffico ritiene indispensabile anche garantire gli svincoli di Cascina Merlata, Monte Ceneri, Bovisa, Lancetti, Repubblica, Ortomercato. Ma con i poteri speciali da commissario legati alla realizzazione dell’evento 2015, si può pensare di arrivare in tempo al taglio del nastro, almeno per i primi lotti.
L’opera sembra avveniristica, ma grazie ai proventi da pedaggio si potrebbe realizzare in project financing e si inserisce perfettamente nella tendenza che va per la maggiore in tutta Europa. A parte il notissimo tunnel sotto Parigi, trafori sotterranei per alleggerire il traffico di superficie, ridurre l’inquinamento e utilizzare meglio lo spazio sono stati costruiti e in via di progettazione in numerose città europee, anche di dimensione più contenute, come Stoccarda o Rotterdam.
La valutazione dei volumi di traffico è controversa, c’è chi sostiene che aumenterebbero, perché le nuove infrastrutture attirano sempre auto, ma d’altra parte, sulla base delle pratiche europee, il problema sembra più quello di una vera politica ambientale e di traffico: indirizzare al meglio i flussi, dosare i transiti e limitare drasticamente le soste. Soprattutto potenziare i mezzi pubblici, inclusi gli autobus destinati ad attraversare il tunnel.


L’altra faccia del Tunnel si chiama Ecopass (o ciò che ne prenderà il posto), mezzi pubblici e parcheggi a pagamento. Non sono sogni ma progetti coraggiosi e in grande stile: esattamente ciò di cui Milano ha bisogno.

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