Piergiorgio Welby (nella foto), copresidente dellAssociazione Luca Coscioni, malato di distrofia muscolare, venerdì scorso ha rivolto un video appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In sostanza, ha chiesto il diritto alleutanasia. Il giorno dopo, sabato, la risposta del capo dello Stato e linizio del dibattito politico. Ma ecco il contenuto della lettera aperta inviata a Napolitano: «Questo mio grido - dice Welby dal letto in cui è immobilizzato - non è di disperazione ma carico di speranza umana e civile per questo nostro Paese. Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso... morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita... è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio... Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non cè pietà». Poi, continua: «La morte non può essere dignitosa; dignitosa, ovvero decorosa, dovrebbe essere la vita».
Leutanasia, insiste, «non è morte dignitosa ma morte opportuna. Non ci si trova in presenza di uno scontro tra chi è a favore della vita e chi è a favore della morte: tutti i malati vogliono guarire, non morire». Ma, conclude: «Il mio sogno è poter ottenere leutanasia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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