Economia

Quel welfare virtuoso, senza lo Stato

Organizzata nel weekend a Sestri Levante dall’Istituto Bruno Leoni, la quarta edizione del seminario «Mises» ha esaminato le questioni del welfare sottolineando la necessità di ridurre il peso dello Stato e di individuare una strategia politicamente realistica, moralmente fondata ed economicamente efficace.
Dinanzi al disastro della previdenza pubblica, ad esempio, una cosa è riconoscere la necessità di abbandonare il sistema attuale (in cui un numero sempre più basso di lavoratori sostiene una massa crescente di pensionati) e un’altra è capire come si possa fare affinché una riforma liberale della previdenza goda del consenso dell’opinione pubblica.
Nel lavoro presentato al convegno, il finlandese Oskari Juurikkala ha insistito su alcuni punti che ogni riformatore dovrebbe tenere a mente. In primo luogo, è cruciale che - anche attraverso forme complementari - la gente inizi a sperimentare il sistema a capitalizzazione (in cui ognuno accumula il capitale che gli frutterà la sua pensione).
Ma è anche decisivo riconoscere che già esiste un’istituzione privata in cui il gruppo si prende cura dei più anziani: e questa realtà è la famiglia. Per dare un futuro agli ottuagenari di domani, allora, lo Stato deve evitare di minare questo ordine comunitario e solidale di base.
Al riguardo, notevole interesse ha suscitato il contributo offerto da due studiosi praghesi, Pavel Chalupnicek e Lukas Dvorak, i quali - incrociando la teoria economica austriaca e la riflessione sociologica sul capitale sociale - hanno esaminato le Friendly Societies inglesi dell’800. Concepite come soluzioni mutualistiche per aiutare i propri membri in caso di malattia o altre difficoltà, queste realtà si dimostrarono straordinariamente efficienti nel rispondere a esigenze di natura assistenziale. Riuscendo a essere, al tempo stesso, un luogo di fraternità e un sistema assicurativo efficiente.
Il legame comunitario riuscì pure a superare i problemi caratteristici che devono quotidianamente affrontare le assicurazioni: dall’azzardo morale (che si verifica quando il soggetto, una volta assicurato, tende a ridurre la sua vigilanza di fronte al rischio) alla selezione avversa (connessa al fatto che tendono ad assicurarsi solo quanti sanno di essere più esposti a potenziali difficoltà). Tali questioni furono risolte non solo grazie alla pressione sociale, ma anche con qualche stratagemma. In caso di malattia, ad esempio, non si riceveva interamente il proprio salario, e questo aiutava a disincentivare i comportamenti irresponsabili o disonesti.
La lezione venuta dal Mises può essere quindi così sintetizzata: quanti intendono individuare soluzioni alternative al welfare di Stato devono dare più spazio alla libertà, alla responsabilità e alla moralità individuali.

Solo la combinazione di questi elementi può offrire un’alternativa ai fallimenti del modello attuale.

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