Quell’Amato poco amato dalle donne

da Roma

I trentenni, i vescovi, i siciliani, i veneti, i climatologi.
Distanti per pensiero, chilometri, anni o professione. Ma tutti «bersagli». A volte per ideologia, altre per ingenuità, altre ancora per frasi a effetto mal articolate. Bersagli di alcuni ministri del governo Prodi, a cui è capitato di dover pagare cara, in questi mesi, una certa avventatezza di giudizio.
E se è vero che la gaffe può rendere chiunque, e non solo il politico, più tenero e persino più popolare, in molti di questi casi non si è trattato di perdonabili errori, ma di giudizi assoluti che potrebbero aver tagliato con un colpo di lama migliaia di voti.
L’ultimo «verdetto» è stato quello del ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa sulla generazione B, dei «bamboccioni», ragazzi pigri e mammoni che rimangono in casa fino a età incredibili, ha sottolineato, non riscuotendo certo le simpatie di centinaia di migliaia di trenta-quarantenni.
Ma in Veneto ancora si ricordano una complicatissima frase con cui circa un mese fa il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco li aveva bollati come «antistatalisti»: «Posso dire con una battuta - aveva detto il responsabile della politica fiscale del governo al forum anti-Cernobbio “Sbilanciamoci” - che qui in Veneto l’antistatalismo è consustanziale, della medesima essenza, con la cultura media dei cittadini della regione». Ci volle un po’ per decriptare quella parola di matrice teologica, «consustanziale», poi su Visco piovvero le critiche di amministratori di destra e di sinistra.
A luglio il ministro dell’Interno Giuliano Amato, invece, aveva azzardato un collegamento Palermo-Islamabad parlando della condizione femminile: «Nessun Dio - aveva detto - autorizza un uomo a picchiare la donna. Ma c’è una tradizione siculo-pakistana che vuol far credere il contrario».
Ancor più delle siciliane, furono le donne pakistane in Italia a dirsi offese. In quel caso Amato riuscì ad essere criticato contemporaneamente dalla diessina Anna Finocchiaro e dal leghista anti-immigrati Mario Borghezio.
All’inizio dell’anno ci fu un altro «verdetto», quello del ministro della Solidarietà Sociale Paolo Ferrero sui vescovi. Ferrero non si è mai presentato come un cattolico praticante, ma quella volta, a detta di tutti, esagerò: a proposito della legge sulla libertà religiosa, accusò la Chiesa di un «integralismo un po’ oscurantista». Intervenne il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori: «Un’inaccettabile forzatura politica», tuonò. Ma non si contarono le prese di distanza tra i politici. Il Dl Renzo Lusetti disse: «Ferrero parla a titolo personale».
Uno scivolone più recente ma non meno grave è stato quello del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio sul surriscaldamento dell’Italia, «quattro volte superiore che nel resto del mondo».

In questo caso, Pecoraro Scanio aveva sbagliato a leggere i dati del Cnr, infiammando d’indignazione climatologi del nord e del sud del Paese. Compreso il fratello del presidente del consiglio, il professor Vittorio Prodi.

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