Fabrizio Ravoni
da Roma
Chi gli vuole bene, lo chiama Angelone. Chi gli vuole male, è difficile trovarlo. Per informazioni, comunque, rivolgersi a Ugo Sposetti. Lo apostrofò: «Sei un cane». Angelone, in qualità di pseudotesoriere di Romano Prodi, voleva indietro i soldi della campagna elettorale. Ebbe quei soldi.
Angelo Rovati è un guascone sessantenne, alto 194 cm, abbondantemente sopra il quintale, capello bianco e sorriso aperto. Di mestiere, da tre mesi a questa parte, fa il responsabile della segreteria tecnica della presidenza del Consiglio. Prodi lo vuole vicino in ogni momento. Quando è giù, quando si vuole sfogare, quando ha bisogno di sentire «aria di casa», si gira e chiede: dovè Angelone? E Angelone compare. Il loro è un sodalizio che dura da trentanni. Uno la mente, il Professore; laltro, il confidente, lamico, pronto a buttarsi nel fuoco per Romano. A coprirlo, sempre. Come sulla Telecom. Per questo, Romano gli ha affidato a Palazzo Chigi il ruolo di fiducia di «mossiere». È Angelone, infatti, a negoziare le nomine pubbliche per conto del presidente del Consiglio. È lui a chiamare i candidati, a scorrere i curricula, a tenere i rapporti.
Rovati scherza di continuo. Con tutti e su tutti. Scherza come può scherzare un guascone: sempre in equilibrio sul filo della verità. «Prendo per i fondelli», spiega. In unintervista dice che ha smesso di giocare a pallacanestro a 27 anni (ha giocato in serie A con la Virtus Bologna e in Nazionale) per essere assunto dallImi. In unaltra dice che quando ha attaccato le Converse ai chiodi ha messo in piedi unazienda di catering, che ancora gestisce (5mila pasti al giorno in Kazakistan e Algeria, confida a Sabelli Fioretti). Sempre così, Angelone: a metà strada fra realtà e fantasia.
Una volta a Forlì (dopo essere stato presidente della Virtus Roma di Basket ai tempi di Gardini, approdò in Romagna) obbligò il cambio dei colori sociali: da bianco-rossi a verde-giallo, come chiesto dallo sponsor. Per poco non lo linciano. Così quando venne ventilata la sua candidatura alle ultime elezioni proprio nel collegio di Forlì, lUlivo insorse. Ovviamente non venne messo in lista.
È Angelone a presentare Raul Gardini a Romano Prodi. Un feeling che durò a lungo. E non è un caso che al suo matrimonio con Chiara Boni fosse presente anche Idina Ferruzzi, vedova di Raul. Per inciso, Romano è stato il testimone di nozze di Rovati. È possibile che non gli abbia detto nulla di quel dossier preparato e inviato a Tronchetti Provera? Guascone sì, incosciente, no.
Politicamente si definisce un democristiano doc, da sempre. E per questo va daccordo con gli ex diccì presenti in tutte due gli schieramenti. Si diverte a fare la caricatura di Berlusconi. La fa talmente bene che una volta (confessa sempre a Sabelli Fioretti) ha chiamato Prodi imitando la voce del Cavaliere. Erano da poco passate le elezioni, e Prodi si aspettava quella chiamata. «Mi voglio congratulare con lei - dice Rovati-Berlusconi - ... Però, adesso non mi rovini». Prodi lo riconobbe: sei un somaro! Angelone è un goliarda nella più fiera tradizione bolognese (lui che è nato a Monza). Riesce a scherzare anche sul suo amico: lo definisce «il più grande dei bigotti italiani» e guida una coalizione laica. Scherza anche sulletà media della politica italiana. «La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e sulla prostata». Sa che a lui Prodi perdona tutto. Perché tutto gli può chiedere. Anche lequilibrismo fra realtà e fantasia.
In fin dei conti, Angelone sa sempre cosa fare. Ha la sua azienda di catering. E alle brutte cè sempre un bar da aprire a Santo Domingo, come voleva fare con Romano se avessero perso le elezioni.
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