Quell’appalto poco chiaro che imbarazza il Comune

NESSUNA CERTIFICAZIONE L’impresa T&P ha ottenuto l’incarico da 50 milioni senza presentare garanzie

Quell’appalto poco chiaro che imbarazza il Comune

nostro inviato all’Aquila

Macerie e appalti, il sindaco dell’Aquila si caccia nei guai. Nuovi e oscuri retroscena intorbidiscono l’allegra gestione, da parte della giunta di centrosinistra guidata da Massimo Cialente, dell’affidamento dell’appalto da 50 milioni di euro per lo smaltimento delle macerie del terremoto a «trattativa privata» alla società «T&P» di Sulmona, di fatto «inattiva» fino al rocambolesco cambio di quote, ovvero fino al giorno precedente l’approvazione della delibera di stanziamento. Adesso, a forza di scavare nelle carte, nelle delibere, nelle visure camerali, s’è scoperto un complicato sistema di scatole cinesi dove la società vincitrice - che non dichiara di possedere le certificazioni di legge - in una pregressa corrispondenza con il Comune faceva presente che per svolgere determinati servizi si sarebbe appoggiata a una seconda società del gruppo, la Pavind, il cui titolare, guarda caso, figurava nella T&P prima della cessione delle quote di maggioranza al costruttore aquilano Claudio Pangrazi vincitore del maxi-appalto. La Pavind è società nota in Abruzzo anche per le attenzioni riservatele dagli inquirenti un paio d’anni fa allorché il Corpo forestale dello Stato, sezione di Sulmona, sequestrò seimila metri quadrati del plesso industriale Cromolit (ex Ace) in un’indagine sull’abbandono di rifiuti tossici e pericolosi e sul mancato smaltimento degli stessi.
I contorni dell’affaire sulla macerie si fanno più nitidi via via che vengono alla luce dettagli rimasti segreti. Occhio alla tempistica, incalzante e sospetta: il giorno fatidico è il 12 giugno quando la giunta Cialente dà l’ok (delibera numero 154) per l’incarico da 50 milioni di euro alla «T&P» che, si dice, provvederà alla rimozione, al deposito, allo smaltimento finale delle macerie. La ditta prescelta a trattativa privata fino al 31 maggio era di proprietà dei fratelli Tirimacco di Sulmona e a quella data esibiva una singolare peculiarità: risultava, infatti, «inattiva» ai registri della camera di commercio. Era morta. L’indomani primo giugno, però, riprendeva improvvisamente vita con una dichiarazione di «inizio attività» ai medesimi uffici camerali. E il 4 giugno passava improvvisamente di mano: uno dei vecchi proprietari (Walter Tirimacco) sanciva il trasferimento delle quote di maggioranza al costruttore Pangrazi per la cifra di 1.250 euro. Per ufficializzare il tutto e sancire la nuova proprietà occorreva però attendere la trascrizione dell’acquisto delle quote da parte di Pangrazi: cosa che avveniva l’11 giugno 2009, appunto il giorno prima il licenziamento della delibera del Comune.
La prima domanda che anche un bambino vorrebbe fare al sindaco Cialente è: ma una società che era «inattiva» fino a una settimana prima, e che si mette in regola a sole 24 ore dalla delibera comunale, che garanzie può dare a chi si appresta a staccare un assegno da 50 milioni di euro per gestire un settore delicato come quello dei rifiuti? Il secondo interrogativo, collegato al primo, riguarda una lettera scritta il 29 maggio 2009 dal sindaco in persona alla Protezione civile. Perché Cialente fa capire che «... saremmo propensi a un affidamento diretto a favore della stessa ditta proprietaria del sito, tale T&P» che, a quella data, il 29 maggio, risultava «inattiva»? E ancora. In una successiva lettera del 9 giugno, di soli due giorni precedente la delibera milionaria, la T&P (non si capisce se la «vecchia» società dei fratelli Tirimacco o la «nuova» società del costruttore Pangrazi) non esibisce alcuna certificazione di idoneità a gestire i rifiuti, ma semplicemente dichiara di volerlo fare. Solo per lo smaltimento di rifiuti pericolosi specifica di avvalersi di un’altra Srl: la Pavind, il cui titolare, è guarda caso uno dei fratelli Tirimacco: «Relativamente ai materiali contenenti amianto si precisa che per il tramite di una società del gruppo, nello specifico la Pavind Srl, è possibile garantire la gestione dei suddetti materiali». Per tutto il resto, niente. Tant’è che il Comune gli affida il servizio «condizionandolo» alla successiva prova dei requisiti, con buona pace per l’urgenza iniziale. Secondo una denuncia di Gianfranco Giuliante, capogruppo Pdl in Regione, la violazione del codice degli appalti pubblici sarebbe palese e continua.

E non pochi sospetti ancor oggi desta la mancata affissione all’albo pretorio, obbligatoria per legge e regolarmente indicata in delibera. Mancata pubblicazione che ha costretto associazioni di cittadini e imprese interessate all’appalto a chiedere al Comune l’«accesso agli atti», anch’esso dovuto per legge. E puntualmente negato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica