Quell’inchiesta che non porta da nessuna parte

La partenza, a tutta pagina, sembrava un colpo da ko: «Soldi, festini e prostituzione», titolava giovedì scorso la Repubblica. Pareva finita, per Silvio, ancora prima di ascoltare le registrazioni di Patrizia. È passata una settimana e invece non solo Berlusconi non è andato al tappeto, ma una domanda diventa necessaria: la polpa di quest’inchiesta, in questo affastellarsi di rivelazioni, dov’è? Siamo d’accordo, il premier ha ricevuto una escort, come si dice oggi per il mestiere più antico del mondo. Le avrebbe pure detto: «Aspettami nel letto grande». Bene, dobbiamo dirlo?, questa storia non ci piace. Noi non ne andremmo fieri. Altre ragazze sarebbero andate a Palazzo Grazioli e si sarebbero fatte fotografate in bagno. Ok. E poi?
I giornali, Repubblica in testa (lo stesso quotidiano che ora vuole querelare il premier) ci hanno fatto intendere altro. Molto, molto di più. Qualcosa che fa a pugni con leggi e codici. Già venerdì, il quotidiano di Ezio Mauro rilancia il titolo del giorno precedente portandolo ancora più in là: «Nuovo indagato, spunta la cocaina». I soldi. I festini. La prostituzione. E ora pure la cocaina. Le residenze del premier, mescolate negli articoli dei quotidiani, diventano ricettacolo di ogni nefandezza. E il sottinteso è sempre lo stesso: tutto avveniva in qualche modo alla presenza di Berlusconi o con il suo assenso. Sabato, il giornale fondato da Scalfari si supera. In prima pagina si legge: «Parla la seconda ragazza», che poi, se i calcoli sono esatti, è Barbara Montereale: «Così ci reclutavano per le case di Berlusconi». Ma chi reclutava chi? Per che cosa? Orge a pagamento? Festini con sniffate e séparé hard? A pagina 7 è la stessa Monteleone a ridimensionare il quadro delle perversioni: «Io, lo giuro su mia figlia, non ebbi con Berlusconi alcun rapporto sessuale». Mah. Certo, la ragazza precisa di aver avuto una busta, «ma senza fare nulla perché non sono una escort». E allora, Berlusconi si dovrebbe dimettere perché Barbara gli spiegò che i genitori erano morti, lei non ce la faceva a tirare avanti da sola, la figlioletta aveva problemi di salute?».
Nulla rispetto al carosello dei titoli, degli occhielli e dei catenacci che aprono squarci di perversione e malaffare da Romanzo criminale. E nulla aggiunge Lucia Rossini, la terza ragazza, fra quelle «reclutate», che ai megafoni di Repubblica afferma: «Nessun compenso per me, solo regalini da Berlusconi». E allora? Non importa. Tutto sembra sprofondare in quel grande cratere.
L’inchiesta, quella di carta, cresce anche nel week end. Repubblica, puntuale come un treno svizzero, spara lunedì un altro titolo bomba: «Si allarga il filone della cocaina». Ma dove si allarga? E che c’entra Berlusconi? Niente, però sta in mezzo alla tempesta, se non altro in senso geografico. Dagli articoli apprendiamo infatti che c’era un traffico di droga lungo la direttrice Bari-Civitavecchia-Olbia. A corredo, la solita Barbara Montereale ci spiega che a Villa Certosa c’erano pure ragazze slave. Modelle? Amiche? Escort? No, «erano ragazze dell’Est. Lo si capiva dall’accento con cui parlavano italiano». Il resto, tutto il resto, non conta.
Ma in definitiva cosa avrebbe fatto Berlusconi? Dov’è la polpa? La Procura di Bari tace, Berlusconi non risulta al momento indagato, né qualcuno ha ancora chiesto l’utilizzo di sue eventuali intercettazioni. Patrizia D’Addario avrebbe concordato con Gianpaolo Tarantini un compenso. Berlusconi sapeva o addirittura sarebbe stato lui a pagarla? «Gli unici spezzoni pubblicati di presunte registrazioni della D’Addario - risponde Franco Bechis su Italia oggi - mostrano un premier convinto di conquistare la ragazza, mentre le fa la corte».
Ecco, il premier corteggiava una navigatissima escort. Dovrebbe dimettersi? Berlusconi ha favorito il Tarantini imprenditore nel campo degli appalti sanitari? No, non risulta. Berlusconi ha forse partecipato a festini con minorenni? No, non risulta. Berlusconi ha forse consumato piste di cocaina sulla direttrice Bari-Civitavecchia-Olbia? No, non risulta. Le inchieste lievitano, ma dove? Berlusconi ha forse gestito un giro di squillo? No, non risulta. Ma che cosa risulta oltre al letto grande, all’accento slavo delle ragazze che chiamavano Papi il premier, ai guai familiari di Barbara Monteleone? Cosa risulta? La polpa, qual è?
Manila, una trans barese amica di Patrizia, evoca sempre su Repubblica una non meglio definita «organizzazione». Forse, la Spectre che ha sede a Villa Certosa? La villa di tutti gli scandali dove un fotografo furbo è entrato e uscito chissà quante volte, ha scattato migliaia di foto, ha ridicolizzato i servizi di security. Ma di cosa stiamo discutendo?
Le ragazze, intanto, si moltiplicano pure loro: quattro, quindici, trenta. Un harem. Anche se gira e rigira siamo sempre dalle parti di Patrizia e dei suoi nastri che un giorno sì e l’altro pure lei continua a consegnare alla Guardia di finanza che continua a riporli in armadi superblindati. Ma dove siamo? Il Corriere della sera ci informa che ora siamo anche a Cortina perché Patrizia, sempre lei, «ha contribuito a svelare» «un vorticoso giro di eventi mondani». Caspita. Sette giorni di apocalisse per scoprire, nientemeno, gli eventi mondani: forse Patrizia ha videoregistrato di nascosto la Presentazione della nuova Cinquecento? O qualche acuto alla prima della Scala? O un meeting fra banchieri nelle patinate acque di Cernobbio? In parallelo, Repubblica estrae un nuovo, spaventoso filone: il gioco d’azzardo. «Non potevano mancare le carte». Tarantini, pensate un po’, radunava quattro amici a casa sua davanti al tavolo verde. E, aggiungiamo noi, a un piatto di spaghetti aglio e olio. Sconvolgente. Ecco gli incredibili scoop dell’inchiesta di carta.


Ci attendiamo, nei prossimi giorni, anche qualche bonifico svizzero, e un doveroso ma criptico accenno a Cosa nostra e alla stagione delle bombe. Invece siamo ai regali di Papi: la farfallina, la tartaruga e i bracciali.

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