«Quell’inferno va chiuso al più presto»

Il Residence Roma di via Bravetta, dove domenica scorsa sono stati barbaramente uccisi due immigrati, un marocchino di 30 anni e una polacca di 36, doveva essere chiuso entro la fine del 2005. Così aveva stabilito la giunta comunale riunita in seduta straordinaria l’11 novembre: entro un mese e mezzo da quella data, le 140 famiglie che occupavano la struttura dovevano essere trasferite altrove. E in attesa dello sgombero, il prefetto aveva assicurato un presidio fisso delle forze dell’ordine per evitare nuove occupazioni. I precisi impegni di Veltroni e Serra, però, sono rimasti sulla carta. Lo stesso presidente diessino del XVI municipio Fabio Bellini li ha ieri seccamente smentiti: «I lavori non sono mai cominciati». E gli abitanti del residence si lamentano: «Il presidio di polizia? Non c’è mai stato». Ieri Veltroni e Serra, criticati da molti esponenti politici, hanno di nuovo annunciato lo sgombero per metà marzo.

Sul fronte delle indagini, ieri mattina c’è stato un nuovo sopralluogo del Ris per esami più approfonditi nell'area del Residence Roma. Gli investigatori del Nucleo operativo e della compagnia di Trastevere stanno facendo ricerche negli ambienti e nel mondo delle conoscenze del marocchino e della polacca.

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