Strana immagine di una grande città lombarda che subisce oltraggio e violenza: dall'alto di una gru un gruppetto di immigrati rovescia grumi di cemento e pipì, che se bene diluita dal «plin plin» conserva fetore e capacità di sporcare.
Siamo una società aperta e pisciosa, la protesta reclama i suoi inalienabili diritti e proclama la facoltà, se non di soddisfare, di fare i suoi bisogni.
E la legge? Sono parecchi giorni che questa gru grondante impone l'intero blocco di una zona, ma nessuno può intervenire con energia, perché la richiesta violenta e illegale del permesso di soggiorno prevale sulle regole di civile convivenza. Oltre una decina di appartenenti alle forze dell'ordine sono rimasti feriti o contusi, ma che conta, sembra che davvero questi uomini in divisa siano la carne di cannone di una società infiltrata che sollecita soltanto diritti e facoltà.
Non so in quale Paese europeo una simile prova di spregevole arroganza sarebbe stata tollerata. Penso piuttosto che le fibrillazioni politiche che hanno accompagnato l'ultimo passaggio parlamentare della normativa relativa agli extracomunitari possa avere indotto una licenza di lassismo. Chi fa «plin plin» dall'alto ha sempre sostegno, forse perché la funzione diuretica viene considerata politicamente corretta.
Non va dimenticato che, in questo come in altri casi, si sono mobilitati gruppi di facinorosi (provenienti dall'eterna ala dei centri sociali e degli antagonisti) che hanno sostenuto da tergo i protestatari extracomunitari: gli incidenti più seri li hanno provocati proprio loro.
Una semplice domanda: ma un Paese come il nostro deve sopportare come simbolo, in una fase così delicata, l'enfant cresciuto qui piss per rivendicazioni burocratiche?
Tutta l'Europa civile cerca di liberarsi degli immigrati irregolari ed è da escludere che questi possano risolvere il loro problema attraverso uno sfoggio di attività renale.
Il problema, come sempre è politico. I pasticci che in parlamento hanno travolto le norme sui respingimenti, hanno avuto un potente richiamo alla mobilitazione disordinata e illegale. Si diffonde la speranza che in questo Paese tutto tornerà ad essere possibile. I poliziotti restano imbrigliati in direttive morbide e inefficaci, nessuno in questo momento vuole l'incidente senza la certezza di avere a fianco degli alleati veri.
Questo significa che galleggeremo, sospesi fra una sicurezza assicurata e annunciata e una realtà un po' più sbracata.
Il problema della sicurezza e dell'immigrazione rientrato così nella generale questione della governabilità del Paese, contro la quale tanti lavorano con insospettata energia.
C'è chi vuole un Paese molle e aggredibile e lavora per governi di impossibile efficienza. L'unica speranza è che questo gioco al ribasso finisca col chiamare alle urne il popolo elettore, l'unico che ha la potestà di ristabilire primazie e gerarchie.
In queste ore si tratta per terzi poli di disconosciuta partecipazione popolare e si discute di formazioni governative sospese sui sospiri.
Il gioco non sarà questo, né saranno i protestatari Brescia a cambiare il destino di un Paese che si è riconosciuto e andrà avanti.
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