La cucina e i sapori della Valgraveglia prendono spunto dalla cucina ligure con aggiunta di varianti culinarie derivanti dalla vicinanza con le valli spezzine, parmensi e dalla remota dominazione dell'impero Romano. La leggenda vuole che i Latini chiamassero testa il mattone, la tegola, il vaso di terra cotta o il coccio, con il passare dei secoli i Liguri dell'entroterra chiavarese, chiamano «testetti» i tegamini di argilla usati per cuocere i «testaieu» e il «testo» un forno scalda vivande , anch'esso di argilla, simile nella forma ad un grosso coperchio rovesciato e tondeggiante dello spessore di tre o quattro centimetri, munito di gancio per poterlo appendere ad una catena e tenerlo sospeso a scaldarsi su un fuoco alimentato a legna. Forse questi metodi per cucinare erano gli antesignani della cucina economica fatta di mattoni refrattari e alimentata a legna. In Liguria questa stufa si chiama «Ü Runfô», fatto di materiale refrattario murato alle pareti della cucina e piastrellato con fantasia e gusti raffinati. I «testi» e i «testetti» sono di color rosso violaceo, perché la terra cotta di cui sono fatti, ha ingenti quantità di composti di ferro e manganese, derivanti dal degrado di rocce argillose; sono fabbricati prevalentemente a Iscioli, una frazione del comune di Conscenti.
Con l'avvento dell'industria e il conseguente abbandono delle terre, nella valle è rimasto solo la famiglia Alcione che ancor oggi continua la produzione tradizionale di questi particolari manufatti che sono usati e venduti anche a turisti di passaggio a cui piace mantenere vive queste tradizioni gastronomiche liguri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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