Si è voluto ergere a castigatore del malcostume della politica, ha voluto dire a Papa Benedetto XVI cosa deve o non deve fare, comunicandogli «un imperativo di decenza» sul fatto di incontrare o no il leader Silvio Berlusconi alla vigilia delle elezioni.
Ora, travolto dalla risonanza del suo gesto e delle sue parole liberamente in navigazione su Internet, don Paolo Farinella abbassa il tiro. «La mia lettera è finita su Internet mio malgrado - si giustifica il prelato genovese - Lho scritta il 15 febbraio e doveva essere una lettera privata con la quale volevo avvertire il Vaticano che c'erano delle manovre per usare il Partito popolare europeo a fini interni». Anche alto politologo, quindi.
«Ero sicuro che il Vaticano non lo sapesse - dice Don Farinella, 59 anni, un prete contro, tre anni passati in Terra Santa -. Dopo un paio di giorni, alcuni amici hanno voluto metterla su Internet e nell'arco di una settimana sono state raccolte oltre 2 mila firme. Sinceramente avrei voluto un'altra via». La petizione ha ottenuto oltre seimilacinquecento adesioni, tra cui quelle di numerosi sacerdoti e suore genovesi, fra cui anche don Balletto e don Giuseppe Tortora.
Il Vaticano ringrazia, forse, ma cè anche una voce autorevole che fa il punto sulla questione. È don Gianni Baget Bozzo a riportare ordine, mettendo a suo modo i puntini sulle «i». «Il Papa è libero di decidere chi vuol ricevere - chiarisce don Baget Bozzo - Il fatto è che il centro sinistra teme Berlusconi come il diavolo e teme il fatto che da qualsiasi parte possa trarre energia». «È una singolare combinazione di integralismo e laicismo - afferma lideologo di Forza Italia -. Lobiezione riguarda il fatto che il Papa riceve dei candidati alle elezioni politiche durante la campagna elettorale. Ma in realtà si tratta di un incontro del Partito Popolare Europeo, di una riunione internazionale. Non vedo dovè il problema, perché il Papa può scegliere chi vuol ricevere».
Secondo don Gianni «nel centro sinistra non si sentono ancora abbastanza sicuri ed è solo la paura che li fa parlare. Non hanno il senso della loro stessa forza e temono che Berlusconi faccia qualche diavoleria».
Diavolerie, diavoli, diavoletti e tanta popolarità per don Farinella, che in passato era già intervenuto con un articolo nel dibattito su salute e dimissioni di Papa Wojtila. «Ormai la lettera - ha sottolineato il sacerdote genovese - è diventata patrimonio di tutti, tanto che ho chiesto che fosse tolto il mio nome in calce: ora sono uno dei 6 mila e 500 firmatari, altri non hanno potuto firmare per ragioni di opportunità, per via degli incarichi che ricoprono - ha tenuto a sottolineare -. C'è una protesta diffusa, tanti sentono disagio come credenti e cristiani, quando ad esempio ascoltano conviventi e divorziati difendere la famiglia».
E insiste. «L'udienza a Berlusconi (che peraltro non ci sarà ndr) non sarebbe stata concessa se fosse stata richiesta dall'Italia. Non è mai accaduto che un presidente del Consiglio dimissionario, di un governo dimissionario venisse ricevuto dal Papa a ridosso delle elezioni. Volevo stanare questa cosa qui, sono state fatte delle manovre attraverso questo Congresso del Partito popolare europeo per ottenere l'udienza. Volevo avvertire la Segreteria di Stato».
«Rispetto alla politica, - ha concluso don Farinella - del resto la Chiesa è come il resto della società: c'è chi si disinteressa del problema, chi è attento solo a certe tematiche come coppie gay o aborto, senza guardare alla complessità della situazione. Bisogna ricordare che la dottrina sociale della Chiesa non persegue il singolo bene, ma il bene comune.
Ma Papa Ratzinger lo saprà?
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