Ai confini del mondo, oltre ogni immaginazione. Doveva sembrare così, cent'anni fa, il progetto, l'azzardo, di raggiungere il Polo Sud, di «conquistare» - dopo essere stati conquistati dall'idea - l'Antartide, il continente di ghiaccio, che a differenza del Polo Nord ha montagne altissime, valli profonde e qualcosa che lo fa distinguere dal nulla. «Ma è un nulla dove c'è tutto, dove non manca niente» dev'essere stato il pensiero di due come Roald Amundsen, norvegese, e Robert Falcon Scott, scozzese. I quali si erano messi in testa di sfidare il freddo e la paura, le tempeste e la fatica, i venti e lo sconforto, e quel vuoto che ti assale - assale anche gli eroi - e ti scava dentro, e ti fiacca quando la meta s'allontana, le forze si affievoliscono e anche la fiducia ti abbandona. Di tutto questo si ha percezione (la consapevolezza è unaltra cosa, ovviamente) visitando la mostra inaugurata ieri a Palazzo Ducale, che già dalla titolazione, «Race», dà la misura di come fosse intesa a suo tempo la sfida: una corsa, una gara contro il tempo, contro l«avversario», contro le condizioni atmosferiche estreme, e soprattutto contro se stessi e il proprio istinto di sopravvivenza che spingerebbe a rinunciare. In questo senso, è un percorso illuminante, quello che si può realizzare nelle sale dove sono allestite, fra laltro, testimonianze originali dellepoca, reperti e filmati che ricostruiscono quanto è successo dallalba del 1911 al 1913. Due anni nei quali si è consumata la gara fra Amundsen, il «winner», il vincitore annunciato, tutto logica, organizzazione e pianificazione, e Scott, il «loser», il perdente, luomo di scienza, poi giustamente rivalutato, cui il destino doveva riservare la beffa di raggiungere il Polo Sud geografico, a gennaio del 1912, e trovarvi piantata la tenda del rivale, ma soprattutto, il destino, doveva riservare a lui e ai compagni di avventura lepilogo tragico dellesistenza, nel disperato viaggio di ritorno dallAntartide. Ed è proprio scorrendo le sezioni della mostra (in corso fino al 18 marzo 2012, da lunedì a sabato, dalle 9 alle 19, ingresso 8 euro) che si può entrare nello spirito, nelle motivazioni, e, perché no?, nelle ambizioni dei protagonisti, tra loro diversissimi, come hanno spiegato ieri, nel corso della presentazione, Ross McPhee, dellAmerican Museum of Natural History cui spetta lidea originaria dellallestimento in occasione del centenario dallimpresa antartica, e Reinhold Messner, che ha attraversato lAntartide ottantanni dopo Amundsen e Scott, assieme a Arved Fuchs (loro due i primi al mondo a raggiungere il Polo a piedi, senza mezzi meccanici e animali). A sottolineare ulteriormente le caratteristiche dellesposizione e la sua importanza nellambito delle iniziative promosse dalla Fondazione Cultura di Palazzo Ducale in sinergia con lAcquario sono stati lassessore comunale Andrea Ranieri, Luca Borzani e Beppe Costa, mentre Manuela Arata e Vittorio Bo hanno voluto rimarcare linserimento di «Race» nel quadro più ampio delle manifestazioni del Festival della Scienza. Con uno sguardo, comunque, che dal passato si proietta al presente e al futuro, dove - ha ancora una volta ricordato Messner - lesplorazione dei Poli, e dellAntartide in particolare, assume il duplice significato di ricerca scientifica e speculazione economica, in questo caso per le enormi risorse naturali (idrocarburi, minerali preziosi) che da terre tanto inospitali si possono trarre.
Certo, latmosfera dei pionieri, degli esploratori come Amundsen, Scott, e Ernest Henry Shackleton, Umberto Nobile e..., sì, è trascorsa per sempre. Ma proprio «Race» ci induce in qualche modo a riflettere che la loro traccia non è solo il ricordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.