Quella tassa tanto odiata ma così poco conosciuta

OPZIONI Al riordino delle aliquote seguirà una maggiore consapevolezza sulle scelte di spesa

Dopo aver resistito alla recessione senza aumentare le imposte (e con l’Ici sulla prima casa già abolita) è difficile parlare di «politica degli annunci». Già visto, già sentito. Ora si volta pagina, si lavora a una vera (si spera) riforma fiscale che sa più di rivoluzione. Inevitabile procedere con gradualità, a patto che la revisione del sistema fiscale sia completa. Del resto, come accade ormai da anni in quasi tutti i Paesi economicamente più avanzati, l’unica strada percorribile rimane quella dello spostamento del carico fiscale diretto a quello indiretto, Iva in primo luogo. Ma con giudizio. Altrimenti all’orizzonte ci sarebbe una ulteriore contrazione nei consumi.
È innegabile che in Italia ci sia un regime Iva tra i più consistenti d’Europa ma, al contrario di quanto sostengono in questi giorni alcuni economisti e gli stessi commercianti, non necessariamente la compensazione andrebbe a colpire i redditi più bassi se la rimodulazione riguardasse solo i beni meno popolari. Con un aumento indiscriminato delle aliquote Iva, infatti, si favorirebbe la già elevata evasione fiscale. Chiaro e scontato che tutto questo implica un sistema di controllo a prova di evasori.
Nella tabella qui accanto abbiamo elencato le aliquote Iva in vigore oggi e relative ad alcuni generi di consumo. Nessuno conosce quali saranno, se ci saranno, gli incrementi fiscali su questi prodotti, ma tutti sappiamo che se l’Iva sulla bottiglia di champagne dovesse aumentare di un paio o più punti, ce ne faremmo una ragione. Nel senso che potremmo decidere solo noi come spendere i nostri soldi ricevuti in più da una busta paga più pesante grazie all’introduzione delle nuove aliquote. La stessa cosa vale per un’automobile o una motocicletta che superi una certa cilindrata. Il timore di rincari selvaggi, anche sui generi di prima necessità, è comunque alto. Si sa, in Italia dover pagare la tassa sulla tassa, cioè l’Iva, è odioso almeno quanto pagare il bollo auto. Tuttavia, al di là dei ragionamenti e delle pure ipotesi, l’obiettivo finale è la riduzione della pressione fiscale che ha un passaggio obbligato in una nuova distribuzione del gettito. Toccherà al cittadino contribuente scegliere come spendere le maggiori risorse che il nuovo Fisco, bontà sua, gli metterà a disposizione.


Un dato per tutti? Il peso delle imposte sui redditi da lavoro (come Irpef e Ires) è aumentato dello 0,4% rispetto a quello delle tasse indirette, come l’Iva appunto. L’inversione di tendenza c’è stata a partire dal 2007 e, secondo una previsione del ministero dell’Economia, fra tre anni si arriverà a un divario di 2,6 punti di prodotto interno lordo.

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