da Roma
Quanti «giorni più lunghi» ha vissuto Antonio Fazio nei suoi dodici anni e quattro mesi circa da governatore di Bankitalia? Tanti. Ieri è stato uno di questi. Arrivato con congruo anticipo - una ventina di minuti rispetto allorario fissato per la riunione del Cicr - Fazio è entrato nel palazzone di via XX Settembre con la sua berlina grigia attraverso il portone posteriore di via Cernaia, ed è stato accompagnato nel saloncino-anticamera che funge da sala riunioni per Domenico Siniscalco e il suo staff.
Intorno al tavolo ovale, dove nei prossimi giorni il ministro dellEconomia e i suoi collaboratori discuteranno i contenuti della Finanziaria, sedici sedie rivestite di velluto verde acqua. Le hanno occupate via via i sette protagonisti dellincontro: Fazio, Domenico Siniscalco, Claudio Scajola, Gianni Alemanno, Pietro Lunardi, Giorgio La Malfa, l«ospite» Roberto Castelli, e il segretario della riunione ovvero il direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. Distribuite a tutti le copie della relazione, il governatore ha preso a leggerla in versione integrale con il suo inconfondibile accento.
La riunione del Comitato per il credito e il risparmio è stata improntata alla massima formalità. Pochi i quesiti di chiarimento. Siniscalco ha espresso i suoi commenti sulla credibilità messa in gioco dagli articoli negativi del Financial Times. Gianni Alemanno ha parlato della necessità di introdurre modifiche nello statuto della Banca dItalia, per avvicinarla alla Bce. Qualche «domanda-assist» è giunta da Castelli. Gli altri hanno taciuto, compreso Giorgio La Malfa che - secondo il racconto di un quotidiano finanziario - aveva incontrato Fazio giovedì sera al convento dei Padri Minori in via SantAndrea delle Fratte.
Fazio si è limitato allesposizione del suo testo, definito da qualcuno «di stile sovietico». Aveva accanto a sé Paolo Marullo e Giuseppe Boccussi, i «vice» dei due capiservizio Castaldi e Clemente che diedero un primo parere negativo allOpa Bpi su Antonveneta.
Tre ore, la durata della riunione dal tono «freddino». Allora di pranzo, il governatore aveva già lasciato il palazzone del Tesoro per far ritorno nelle sue stanze di via Nazionale.
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