(...) le case (o quasi) e aiutano la qualità della vita a botte di assegni da mille euro alla volta. Da un lato le utopie sconfitte dalla storia, dallaltro i sogni.
A dispetto di quello che sostiene Romano Prodi, non crediamo che Genova diventerà come Parigi. Non ce lo auguriamo, ovviamente. E pensiamo che non succederà per il senso di responsabilità di un popolo, il nostro, che non è certo paragonabile alle bande organizzate delle periferie parigine. Fare certi paragoni offende lintelligenza di chi li subisce, oltre che quella di chi li fa.
Il problema, invece, è che i responsabili di questi scempi e di questa qualità della vita senza qualità, spesso non sono capaci nemmeno di chiedere scusa. Nei giorni scorsi, dalle pagine del Giornale, abbiamo raccontato la curiosità di un architetto genovese doc come Vittorio Grattarola che risulta (sia pure solo per i testi di Maurizio Crozza) fra gli autori del programma di Celentano da cui si denunciano le brutture dItalia. Seguendo il solco segnato da Adriano in Deus quando cantava «e gli architetti son dei cani, che concepiscono mostruosità». Lottimo Raffaele Niri, talentuosissimo collega de La Repubblica-Il lavoro, dopo quelle denunce, è andato a raccontare la vita a Begato e a intervistare Grattarola.
Speriamo che ora non lo si proponga per Genova.
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