Quelle «tracce» della Sindone sul suolo milanese

C arlo Borromeo è partito a piedi da Milano per cercare il volto di Cristo nella Sindone custodita a Chambery, capitale del ducato di Savoia. Era il 1578, la peste aveva appena smesso di devastare la città e il cardinale aveva promesso un pellegrinaggio al Sacro Lino. Emanuele Filiberto abbreviò il viaggio di Carlo e trasferì la reliquia a Torino. Lì è rimasta fino a oggi.
È lunga la storia d’amore tra Milano e la passione di Gesù e si capisce che siano già mille i fedeli che si sono prenotati per il pellegrinaggio della Diocesi a Torino, per la solenne ostensione della Sindone, che si svolgerà il 6 maggio sotto la guida del cardinal Dionigi Tettamanzi.
San Carlo si incamminò il 6 ottobre 1578 e arrivò a Torino tre giorni dopo, accolto dal duca Emanuele Filiberto di Savoia e dall’arcivescovo Gerolamo della Rovere. Come racconta Carlo Bascapè, collaboratore e seguace del Borromeo, «Carlo già da tempo desiderava vedere la Sindone. Terminata la peste, sentì accrescersi ancor più quel vivo desiderio e decise di non rimandare più oltre l’adempimento». Tra i quadroni di San Carlo appesi in Duomo c’è anche un dipinto che rappresenta il momento in cui San Carlo a Torino, dopo aver venerato la Sindone, benedice i Savoia inginocchiati prima di ripartire.
In Duomo è custodito uno dei tre chiodi della Santa Croce, che la tradizione vuole siano stati donati dalla regina Elena al figlio Costantino, che a Milano decise di emanare l’Editto imperiale di tolleranza del 313 in favore dei cristiani. Il Santo Chiodo è in reliquiario che è il cuore del crocifisso sospeso in alto sopra l’altare maggiore, sulla volta del coro. Dal 1623 davanti alla reliquia è perennemente accesa la lampada rossa che si nota subito sollevando gli occhi.
I pellegrini milanesi che una volta l’anno assistono alla discesa da lassù della Nivola, la navicella di legno che ogni settembre fa calare dall’alto il Chiodo, raggiungeranno la Sindone con il vescovo Dionigi. Tettamanzi si aggiunge ai successori di Ambrogio devoti al Telo, identificato con il lino che Giuseppe di Arimatea, pio membro del sinedrio, come raccontano i Vangeli, usò per avvolgere il corpo di Cristo dopo la sua deposizione dalla croce.
Arimatea è una cittadina che gli archeologi collocano tra Gerusalemme e Tel Aviv e tra le ipotesi degli studiosi che indagano sul viaggio della Sindone, c’è un suo passaggio a Qumran, dove sono stati ritrovati i rotoli del Mar Morto, e poi a Edessa: nella città della Turchia la venerazione di un’immagine di Gesù è documentata sin dai primi secoli.
Milano è legata al Santo Volto anche grazie a suor Maria Pierina De Micheli, che sarà beatificata il 30 maggio da Papa Benedetto XVI nella basilica di santa Maria Maggiore. La religiosa milanese visse tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento come suora delle Figlie dell’Immacolata Concezione di Buenos Aires.
Nel giugno del 1938, mentre era assorta in preghiera nella cappella di via Elba 18, madre Pierina vide la Madonna. Maria, raccontò madre Pierina, teneva in mano una medaglia che su un lato aveva l’effigie del Volto di Cristo morto in croce e sull’altro lato l’immagine di un’ostia circondata dai raggi. Nello stesso 1938 il fotografo d’arte Giovanni Bruner fotografò la Sacra Sindone e donò l’immagine al beato cardinale milanese Ildefonso Schuster. Il vescovo, come San Carlo devoto a Dio sofferente, regalò la foto della Sindone a madre Pierina che dall’immagine di Bruner fece ritrarre la medaglia del Santo Volto. «Chi mi contempla, mi consola» dice Gesù sulle immaginette che attirano a sé devoti in tutto il mondo. Una “moda” partita da Milano.
Sulle tracce ambrosiane della Sindone si arriva al monastero delle carmelitane scalze di via Marcantonio Colonna, dedicato a santa Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, affettuosamente nota come Santa Teresina di Lisieux. Nella chiesa, aperta al pubblico tutti i giorni dalle sette alle nove del mattino e con un orario più ampio la domenica, l’immagine fotografica a grandezza naturale della Sindone può essere contemplata faccia a faccia, in tutti i dettagli più minuti. Accanto, un’altra gigantografia illuminata permette di guardare il corpo del Crocifisso dalla schiena, come si è impresso nella parte inferiore del sudario.
Una buona preparazione all’incontro diretto con il Lino custodito nel Duomo di Torino.

Anche i padri carmelitani di Milano hanno organizzato un pellegrinaggio che partirà dal convento di via Canova il 24 aprile. «Il Volto tuo dolcissimo è per me veramente il Ciel quaggiù» scriveva Santa Teresina. E la sorella Celina aveva dipinto un’immagine ispirata alla Sindone tutta per lei.

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