Quelli che... l’importante è insultare

RomaNon potendo sovvertire il risultato delle urne democraticamente, una parte del Paese e della politica ha aperto il «bar sport» della calunnia, dell’odio, dell’ingiuria nei confronti della maggioranza silenziosa e del suo rappresentante: Silvio Berlusconi.
Il premio «seminatore di zizzania» va assegnato senza dubbio all’onorevole Antonio Di Pietro che ieri, visto il giorno festivo, ha raddoppiato i proclami contro il presidente del Consiglio. Prima ha cominciato sulla Stampa e poi si è dedicato al proprio blog. «Pensavo che quando c’è un despota, un don Rodrigo che si appropria della democrazia e la piega ai suoi interessi, e ai suoi godimenti, la storia ci insegna che grazie a Dio c’è sempre stato chi ha fatto resistenza», scrive l’ex magistrato.
Poi sale di tono: «Di fronte a chi sta piegando la democrazia e l’economia di questo Paese, fare atto di resistenza è doveroso». Tutti in piazza, dunque, al borrelliano grido «resistere, resistere, resistere». In cauda veneno: sotterrare l’ascia di guerra? «Lo faremo solo quando finirà la guerra. E, visto che Silvio Berlusconi annuncia di voler stravolgere la Costituzione, domando: non è forse giunto il momento di fare tutti assieme resistenza?», conclude.
Il peggio è che Antonio Di Pietro non è solo nel tentativo di fomentare il sentimento di revanche. Che dire dell’editoriale domenicale di Eugenio Scalfari? «Berlusconi vuole sostituire la democrazia parlamentare e lo stato di diritto con una democrazia autoritaria».
E come trascurare il pattuglione democratico di Annozero Santoro-Travaglio-Ruotolo? Quattro puntate quattro imperniate sul presidente del Consiglio per affermare - nell’ordine - che: ha messo il bavaglio alla libera stampa, è dedito al libertinaggio, ha tradotto in realtà i desiderata di Cosa nostra e vuole affossare la giustizia per motivi personali. Insomma, a cosa serve Annozero, trasmissione del servizio pubblico (e pagata da tutti), se non a dimostrare che a Palazzo Chigi siede il caudillo de’ noantri?
Travaglio, poi, ha anche la pedana del Fatto per continuare a educare le masse. «Nel regime di Berlusconia (...) chi è sprovvisto di reputazione può fare e dire tutte le porcate che vuole», scriveva sabato. E a via Orazio il giornalista è in compagnia del giornalista e deputato Furio Colombo. Che nella sua precedente vita all’Unità (due reincarnazioni fa era presidente di Fiat Usa) vergava: «“Agitarsi”, nel senso pieno e vivo della politica, è indispensabile, è un dovere civile».
Né si dimentichino le altre voci del Parlamento che non mancano mai di denunciare il regime strisciante. Se solo si pensa a tagliare le unghie alla casta dei magistrati, ecco che l’ex di turno, il piddino D’Ambrosio, sbraita: «Era ai tempi del fascismo che i pubblici ministeri erano sottoposti all’esecutivo. E ci ricordiamo ancora i danni che furono fatti». Ecco poi il girotondin-dipietrista Pancho Pardi che, dopo il servizio di Canale 5 su Mesiano ha parlato di «squadrismo intrinseco» e di «puro olio di ricino mediatico».
Fuori dal Parlamento, Di Pietro & C. non sono soli. Il comunista Paolo Ferrero ha già chiamato in piazza i sinceri democratici contro la modifica della Costituzione «apertamente e dichiaratamente fascista e golpista». Il sindacalista Cgil Gianni Rinaldini, dopo l’accordo separato sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ha denunciato «l’esproprio della democrazia».

E poi, sempre fuori dal palazzo, ci sono gli intellettuali, nazionali e non come il portoghese José Saramago, a dispensare lepidezze del tipo «Berlusconi è un bubbone, è la malattia del Paese, apre il cammino al fascismo». Viva l’Italia!

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