Quelli che mettono la famiglia prima della Patria

Dice: «Muntefering ha lasciato tutto per amore, una scelta bellissima». E sul Papa: «Ho i suoi stessi timori»

Cercate di capire, tengo famiglia. Di solito si fa così, pur di giustificare qualunque cosa la buttano sul sentimentale. Con l’alibi della famiglia, dei figli è facile spiegare tutto, anche una vita di rinunce. Prendete Edoardo VIII d’Inghilterra. Lasciò la corona al fratello Giorgio dopo soli 325 giorni di regno per sposare Wally Simpson, bellezza spigolosa, poco femminile, dal fascino strano. Perse la testa, con la corona sopra. Il premier Stanley Baldwin cercò di obiettare «ma come si fa, Maestà, a buttare via una corona per una donna...». Risposta: «Avete mai provato ad andare a letto con una corona». Edoardo e signora riposano insieme, nel mausoleo di Fragore, vicino al castello di Windsor. Sulla lapide di lei è scritto: «Wally, sua moglie».
Più o meno la stessa cosa, più di mezzo secolo dopo, ha fatto Alejandro Agag, tipo silenzioso, enigmatico, che a 31 anni aveva tutto, eurodeputato, segretario generale del Ppe e fidanzato dell’unica figlia del premier spagnolo José Maria Aznar, Ana Botella. Troppo. Così alla vigilia delle nozze scappò, ma dalla politica: «Non voglio che qualcuno leghi la mia carriera alla famiglia di mia moglie». Si è trasferito a Londra e ha fatto soldi a palate con l’intermediazione. Chissà se ha fatto male. Di certo il Ppe in questo è sfortunato. Anche Rodrigo de Rato, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale mollò tutto. Scrisse: «Le responsabilità verso l'educazione dei miei tre figli me lo impongono». Ex ministro, moderato dai modi cortesi e decisi avrebbe dovuto essere lo sfidante di Zapatero. Chissà se ha fatto bene.
Ma è in America che la famiglia viene prima se non di Dio di sicuro della patria. Colin Powell, quand’era capo di Stato maggiore, rinunciò alla corsa alla Casa Bianca: «Correre per la presidenza richiede cambiamenti che io e la mia famiglia non siamo pronti a compiere». Tutti i sondaggi erano con lui, scelsero Dole, vinse Clinton. Più o meno nello stesso periodo finì la sua corsa anche Joe Kennedy, figlio di Bob, il maggiore dei cugini Kennedy, deputato del Massachusetts, in bilico tra la carica di governatore e il seggio di senatore dello zio Ted. Ma un giorno sulle nevi di Aspen il cugino Michael gli morì davanti agli occhi, sugli gli sci. «Quel giorno ho capito che la famiglia viene prima di tutto». E ha preso il posto di Michael alla guida Citizen Energy, un’organizzazione no profit.
A fuggire però sono soprattutto le donne. Karen Hughes, 45 anni, la donna più potente della Casa Bianca, se ne andò quando la scuola del figlio quindicenne le chiese se voleva iscriverlo oppure no. Se lo trascinava in giro per il mondo aveva già perso, un anno, disse basta e tornò nel Texas. Così come il ministro dell'ambiente Christine Todd Whitman, la Dama di ferro verde, per sette anni governatore del New Jersey: «Preferisco la mountain-bike con i miei figli».

Ci sono donne che ci ripensano come Sonia Gandhi, che dopo la morte del marito Rajiv, rifiutò per anni di continuare la tradizione politica della famiglia, e donne che non ci pensano più. Irene Pivetti, tanto per non fare nomi. Il matrimonio con Alberto Brambilla segnò la fine della sua carriera politica: «Che posso farci? Mi sono innamorata...». Magari anche un po’ della tv.

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