A forza di avere a che fare con buoi che danno dei cornuti agli asini, la stampa italiana sembra ormai la vecchia fattoria. Ogni occasione è buona per dileggiare l’avversario dandogli del servo, del venduto, del partigiano. L’obiettività intellettualmente onesta è patrimonio esclusivo di chi sale in cattedra, assioma incontestabile come la virtù di madri, sorelle e fidanzate. E dalla parte dei cornuti ci sono sempre giornali e giornalisti di centrodestra.
L’ultimo bovino accusatore di somari è Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, che sul sito del suo giornale tiene lezione di credibilità. Mettendo all’indice il titolo di prima pagina del Giornale e la nostra cronaca del caos sanità in Puglia, Battista predica bene: «Credete poco all’immagine nobile e generosa dei giornalisti, la cui unica religione è quella di dare notizie. Le notizie hanno peso a seconda della convenienza, a seconda del clan di amici». Amen. Nella sua seconda lettera agli apostoli di via Solferino, invece, il Battista se la prende con Fatto quotidiano e Unità, che non richiamano in prima pagina la retata che coinvolge la giunta Vendola. Ora pro nobis. Peccato che il pulpito da cui risuona tonante la voce di richiamo deontologico sia scricchiolante.
Già, perché anche il Corriere ha completamente ignorato la vicenda in prima pagina. Nulla, neppure una riga, esattamente come i giornali birichini a cui Battista tira le orecchie. Piuttosto di Vendola, un articolo sulla ritrovata «voglia di fare il libraio» e un dibattito sulla «scuola facile». La richiesta d’arresto per il senatore Pd Tedesco e le telefonate che imbarazzano il governatore pugliese finiscono a pagina 23. Come diceva Battista? «Le notizie hanno peso a seconda della convenienza»?
D’altronde, se il metro di giudizio al Corsera è questo, ecco spiegato anche un altro fatto. In redazione giunge la lettera dell’ex ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli, che in barba al pissi pissi iperamplificato di Wikileaks spiega che «gli Usa non hanno miglior alleato dell’Italia in Europa». Una notizia. Epperò tira acqua al mulino del premier e smentisce i cablogrammi di disprezzo americano nei confronti del «pagliaccio» Silvio, quindi finisce accanto nel seminterrato di pagina 21, con un titolino anoressico. Parole come «l’America ha un debito di gratitudine nei confronti di Silvio Berlusconi» suonano filogovernative, mimetizziamole. Ripetiamo insieme: «Le notizie hanno peso a seconda del clan di amicizie». Pigi eleison.
La bilancia giornalistica del Corriere, comunque, è guasta da qualche giorno. Giovedì - all’indomani delle esternazioni di Umberto Eco sul Cavaliere paragonabile al Fuhrer - il quotidiano milanese aveva scelto di oscurare accuratamente il baffuto Adolph. Titolo, sommari e occhiello dell’articolo trasformati nel bunker sotto la Cancelleria del Reich: Hitler è nascosto, il suo nome non compare mai. Solo il povero Battistini, estensore dell’articolo, si era spinto a riportare il delirante parallelo. Talmente squalificante per il filosofo da spingere il Corriere ad attutirne la visibilità, giusto per evitare che l’eco della boiata desse fastidio all’intellighentia.
Insomma, ottime prestazioni nel nuovo sport nazionale: il lancio dell’accusa di piaggeria dalla pedana della finta oggettività. Buon ultimo arriva Marco Travaglio, che dopo l’annuncio della nuova trasmissione di Giuliano Ferrara su Raiuno, si sfoga sarcasticamente contro «il pluralismo» di viale Mazzini. Poco importa se le voci anti-berlusconiane della tv di Stato sono legione: Santoro, Floris, Dandini, Fazio, Saviano, Gabanelli.
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