«Dopo quello che ho passato, non temo più nessuno»

È proprio il caso di dirlo: caro Di Luca, dove eravamo rimasti?
«Sul podio di Milano, con la maglia rosa sulle spalle: il giorno più bello della mia vita. Poi, dal giorno dopo, sono cominciati i problemi. La Procura del Coni ha riaperto un’inchiesta vecchia di tre anni (Oil for Drug, ndr). Sono saltate fuori delle intercettazioni, e mi hanno accusato di aver tenuto rapporti con il dottor Santuccione, medico squalificato per questioni di doping, che per me è sempre stato però il medico di famiglia, nonché un amico. Ma i regolamenti sportivi parlano chiaro: nessun rapporto con persone squalificate. Per farla breve, mi danno 3 mesi per frequentazioni con il medico. Ma non è finita, arriva la vicenda legata alla “pipì degli angeli”. Giro 2007, tappa dello Zoncolan, gli ispettori del Coni mi sottopongono ad un controllo a sorpresa. Dopo qualche tempo vengo a sapere che per i laboratori del Coni le mie urine sono sospette perché troppo pulite: secondo loro ho il profilo ormonale di un bimbo, non di una persona adulta. Anche qui, per farla breve, mesi di attese, perizie, colloqui, alla fine i miei consulenti riescono a provare che è tutto ok. Fine dell’incubo durato quasi un anno».
Pensava che potesse finire così?
«Non ve lo nascondo: mi ero preparato al peggio. Tanto è vero che eravamo già pronti in caso di condanna, a presentare un ricorso d’urgenza al Tas per correre il Giro come ha fatto Valverde per il Mondiale di Stoccarda».
E adesso?
«Adesso ricomincio da dove avevo finito. Ricomincio da quella vittoria al Giro d’Italia che non ho potuto gustare fino in fondo e a pieni polmoni. Voglio nuovamente la maglia rosa, voglio dimostrare a tutti di che pasta sono fatto. Quello sarà il mio riscatto definitivo».
Cos’è che le dispiace di più di tutta questa vicenda?
«Aver fatto soffrire mia moglie Valentina e quanti mi vogliono bene. L’aver buttato via mesi preziosi, non aver corso il Mondiale di Stoccarda e il Lombardia. Non aver corso quest’anno Amstel, Freccia e Liegi. Il tempo cicatrizzerà tutto, ma il segno della cicatrice resterà per sempre».
Meglio il Giro 2007 o quello di quest’anno?
«Il Giro del 2008 è molto più duro».
L’anno scorso ci fu la sorpresa del bimbo prodigio Andy Schleck, quest’anno chi sarà l’uomo che non ti aspetti?
«Nibali e Riccò, anche se sono due volti nuovi, tutti se li aspettano. La sorpresa potrebbe essere però il nostro Pietropolli».
Tra i soliti noti c’è invece l’eterno Simoni.
«Gibo sarà uno degli uomini da battere, uno dei più tosti. Poi occhio a Pellizotti».
Lei e Savoldelli: tre Giri in due. Una Lpr quindi a due punte?
«All’inizio sì perché Paolo è forte e sta bene. Poi sarà la strada a decidere per noi...».


C’è un arrivo che la stuzzica in modo particolare, oltre alla vittoria finale?
«Pescocostanzo: si arriva in Abruzzo, nella mia terra, e sarà anche il primo appuntamento importante in un Giro che da lì in poi sarà molto difficile».
Ci saranno anche tanti stranieri, su tutti Kloeden, Contador e la loro Astana...
«Se io sto bene, non temo nessuno, neanche Kloeden. Dopo quello che ho passato...».

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