
La prudenza non è mai troppa. O, forse, qualche volta sì. Perché, continuando con i luoghi comuni, sarà pur vero signora mia che anche i temporali non son più quelli di una volta, ma questa faccenda dei parchi chiusi ogni volta che se ne annuncia uno, comincia a suscitare qualche perplessità. Perché anche ieri i tanti turisti soprattutto (ma non solo) stranieri che, cosa fino a non molto tempo fa inaudita, affollano Milano anche nel mese d'agosto, si sono trovati i cancelli sbarrati da robusti catenacci. Con una certa delusione, dopo averne assaporato le bellezze annunciate da guide e siti internet, ma probabilmente con ancora maggior sorpresa dopo aver saputo che la serrata era dovuta a una decisione del Comune, spaventato dall'annuncio di una pioggia, anzi di una tempesta che per tutta la giornata di ieri non si è proprio vista. Non ci sarebbe nulla di male se fosse la prima volta che i meteorologi la fanno un po' più grossa del dovuto. Ma così non è visto che il, diciamo così, disallineamento tra previsioni e mondo reale comincia a ripetersi con una certa frequenza. Tanto che viene il sospetto che, per non sbagliare, sia più facile ordinare la chiusura di tutti i parchi che valutare il reale rischio di un temporale in arrivo.
E così a vincere è ancora una volta l'italico dna del burocrate: nel dubbio meglio chiudere tutto. E pazienza per i turisti affranti o i milanesi a cui viene negata anche una boccata d'ossigeno: l'uragano spazza via tutto. Anche quando non arriva.