Roma - Senatore Cesare Salvi, il dado è tratto: da oggi i Ds sono ufficialmente in scioglimento per dar luogo al Pd. Lei l’annuncia da mesi, attirandosi le irose smentite di Fassino. Si concede almeno un «come volevasi dimostrare»?
«Lasciamo perdere. Ognuno fa quel che vuole e ne risponde agli elettori. È tutto già scritto da mesi. Rispetto la loro scelta di sciogliere i Ds e accelerare sul Pd. Ma non siamo d’accordo e Mussi lo dirà al congresso».
Altra scissione a sinistra.
«Non siamo scissionisti, perché ci si scinde da una cosa che c’è. Non da una che non c’è più».
Che animale sarà il Pd?
«Per ora la sua natura è talmente incerta che sono arrivati fino all’assurdo di un Pantheon che prima ha incluso tutti e poi ha eliminato tutti. Segno di una deprimente mancanza di identità. Gli antenati uno mica se li sceglie, glieli dà la sua storia».
Parliamo invece del futuro. Dove arriverà il Pd?
«Gli ultimi sondaggi lo danno al 23-24 per cento e c’è da essere davvero preoccupati. Tutti. Per questo motivo, davanti a noi, si pone il dovere di unificare tutte le forze della sinistra che si richiamano al socialismo. Sì, da Boselli a Bertinotti, tanto per usare questa semplificazione. Dovremo trovare la formula per formare una massa critica di dimensioni almeno uguali. Altrimenti le elezioni non si vincono, il 51% resta un sogno...».
Un progetto alternativo.
«Come dice Prodi, competition is competition. Anche tra alleati che chiaramente resteranno alleati: un centro e una sinistra. Però sia altrettanto chiaro che la nostra forza socialista mira a esprimere un candidato premier. Chi l’ha stabilito che spetti di diritto al Partito democratico?».
Non siete troppo ambiziosi?
«Il progetto che ci proponiamo sarà pure ambizioso, difficile, ma ce la possiamo fare. L’Italia dovrà avere una sinistra di governo, nella quale siano importanti entrambe le parole: sinistra e governo. Una forza autonoma, ancorata al socialismo europeo, che in Italia si allei con il centro del Pd, di Mastella eccetera. Sarà un centrosinistra “con il trattino”, come piaceva immaginare a D’Alema. Poi lui ha cambiato idea...».
Rutelli dice che il socialismo è «un cane morto».
«Stia tranquillo, Rutelli: in Europa ci siamo e ci resteremo. Certo, non sempre e ovunque il socialismo riesce a vincere. Ma a nessuno è mai venuto in mente di sciogliere il partito...».
Giovanni Berlinguer sostiene che il fratello Enrico non sarebbe mai entrato nel Pd, che tra l’altro «ha smarrito il senso della laicità dello Stato».
«Sottoscrivo le parole di Giovanni, una a una. Togliatti votò l’articolo 7 della Costituzione, ma la scomunica se la beccò lo stesso. Quella cattolica è una questione delicata, anche la nostra area è piena di cattolici, ma questo non significa fondersi assieme in un partito con Rutelli e la Binetti. Come si porta avanti una mediazione? La legge sul divorzio, come l’avrebbe mai fatta un Pd?».
Dunque la vostra battaglia non è stata vana.
«La sinistra ds ha smosso le acque dell’intera sinistra. La novità della Costituente socialista che porterà in autunno al Psi è molto rilevante, e ci consentirà di lavorare meglio alla riunificazione di tutti i socialisti».
Le tappe?
«Non faremo il loro errore, una road map ora sarebbe sbagliata. Prima vogliamo che il popolo di sinistra si confronti, discuta. Poi ci arriveremo. Ma tutti ormai sanno che la sinistra, in Italia, non è destinata a morte prematura».
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