Ma in questa corrida muore la politica

Ma non si vergogna Augusto Minzolini a farsi chiamare direttorissimo da Berlusconi? Non so più in che razza di paese vivo, se in piena campagna elettorale, un ennesimo magistrato, stavolta di Trani, tira fuori le intercettazioni telefoniche di cui tutti riconoscono l’irrilevanza penale e scoppia una bufera pazzesca sul governo, sull’agenzia delle comunicazioni e perfino sul direttore del Tg1, che mi pare non abbia detto e fatto nulla di rilevante. Colleghi direttori di giornale che si indignano per l’appellativo direttorissimo, politici triviali che in nome della legge auspicano violenti calci in culo per cacciare Minzolini... Uno spettacolo schifoso, avvilente, da qualunque punto lo vedi. Che rafforza la militarizzazione dell’opinione pubblica e dei media, che trovo soffocante, insopportabile, da ogni parte avvenga. In quest’Italia che si è bevuta il cervello oltre che il senso della verità, diventa reato d’infamia farsi chiamare direttorissimo dal premier, e diventa diffamazione, secondo altri giudici della Cassazione, dire: «Questo non è un lavoro per donne».
Provo a tornare alla realtà e al buon senso. Premetto che reputo un’idiozia grossolana aver cancellato i talk show politici in campagna elettorale. L’ho scritto, l’ho detto. Premetto che voglio criticare i programmi faziosi come quello di Santoro o prendermi il lusso di non vederli, ma non voglio che sia soppresso; sarebbe forse più giusto, per coerenza di linea editoriale, mandarlo in onda su Raitre e non su Raidue. Ma mi pare assurdo cancellarlo, sia perché difendo il diritto di opinione anche nei programmi che ne fanno abuso, sia perché ritengo che il danno prodotto dalla sua cancellazione sia superiore a quello della messa in onda, sia perché sostengo che il programma di Santoro non sposti consensi ma radicalizzi le opinioni di ciascuno, sia pro che contro Santoro. E non dimentico che con programmi così Berlusconi vinse per due volte le elezioni, mentre con Santoro soppresso le perse. Non vorrei esortare alla superstizione, ma penso che porti bene Santoro contro il Cavaliere. Espresso il mio totale dissenso dal proposito di bloccare Annozero, vengo alla questione.
Dunque, il potere politico, come sempre è accaduto, fa pressione per avere una Rai più allineata al governo in carica. Lo facevano i democristiani, lo facevano i socialisti, lo facevano i comunisti, lo avrebbero fatto perfino i radicali, i missini e chi volete voi. Lo fa la sinistra, lo fa la destra, il centro non ne parliamo. La differenza tra questa deplorevole, becera prassi universale e il caso Berlusconi è di due tipi: il primo è che Berlusconi applica la democrazia diretta anche in ambiti impropri e chiede direttamente per telefono queste cose; gli altri lo fanno in forme più indirette, seguendo un codice che magari qualcuno potrà considerare un galateo della politica come il manuale Cencelli, e altri invece un codice mafioso. Ma lo fanno, lo hanno fatto tutti, questa è la sostanza. Perfino il fin troppo adorato Pertini chiese più volte di cacciare direttori e giornalisti a lui sgraditi. Anzi gli altri riescono ad essere più efficaci di Berlusconi o di Pertini. Dico tutti, niuno escluso. Se oggi vi meravigliate e vi indignate che Berlusconi fa pressioni sulla Rai come da sempre accade, siete ipocriti o imbecilli, scegliete voi. Non fate le mammole, le alici sott’odio nel paese delle meraviglie.
La seconda differenza è che fino a ieri nessuno intercettava niente, non si portavano alla luce le pressioni, i servilismi, le genuflessioni, la lottizzazione che pure tutti sapevano. Nessun magistrato, nessun giornale, rilevava questa roba, apriva indagini, iscriveva i premier e i leader nel registro degli indagati. Era un sottinteso, se ne parlava nei corridoi e a cena.
Qui invece siamo alla corrida quotidiana; il matador usa la toga come la muleta e i picadores della stampa conficcano nel toro le banderillas. Olè, la democrazia è matata, uccisa. È pensabile che un qualunque magistrato da un qualunque luogo d’Italia e per qualunque indagine, intercetti le telefonate del presidente del Consiglio e poi lasci che esploda, a due settimane dal voto, questa ennesima gogna mediatica? No, non è ammissibile.
Ormai ho capito una cosa: l’effetto che si vuol raggiungere non è più ormai solo quello di convincere a suon di processi giudiziari che Berlusconi è un criminale. Ma quello più soffuso di generare nel Paese nausea e stanchezza per tutto e tutti, conclusioni di pessimismo cosmico e di astensionismo elettorale, di sfiducia generalizzata. Perché la reazione che alla fine prevale è quella. Dopo aver detto che il clima è insopportabile, la magistratura è asservita a un disegno politico e ideologico, la persecuzione è effettiva, sentiamo di aggiungere: però pure lui... quelle telefonate, quegli errori, quelle pressioni, se le poteva pure risparmiare. L’effetto cumulativo e complessivo è la nausea, il rifiuto, la rivolta nel senso della defezione. Traduco: la gente non vuol più andare a votare e sentir parlare di politica. Se mezza campagna elettorale è stata già mangiata dal discorso assurdo sulla regolarità delle liste e l’altra metà dobbiamo passarla a parlare di intercettazioni e gossip vari, beh, allora meglio chiudere, non interessarsi più. Lo dicono gli italiani, me compreso. Credo che quello sia oggi il pericolo maggiore rispetto a cui l’unico argomento che resta è la vecchia teoria del male minore: evitiamo almeno di darla vinta a chi vuol cancellare l’avversario a suon di veroniche (nel senso del torero), di mulete agitate nell’aria e di banderillas conficcate nel toro, per poi diagnosticare che sta finendo, si sta dissanguando, sta perdendo lucidità...
Al centrodestra e al suo leader chiedo però una cosa: sì, vada al contrattacco, denunci le manovre e gli assalti, le persecuzioni e le intrusioni.

Ma faccia pure autocritica - vera, aperta, costruttiva autocritica: sulle liste, sugli errori commessi, l’arroganza e l’impreparazione, ma anche su Santoro e sulle ridicole sospensioni dei programmi; sulla leggerezza nell’uso del telefono a cui corrisponde dall’altra parte la gravità nell’abuso delle intercettazioni. Auto-controllo per carità, se non volete restare travolti dal ciclone di letame che fiorenti industrie di malifatture spargono ogni giorno nel Paese.

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